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News sull'omicidio di Isabella Noventa

La storia dell’omicidio di Isabella Noventa: tre condanne e un corpo mai trovato

Isabella Noventa è scomparsa nella notte tra il 15 e il 16 gennaio 2006. A distanza di anni e nonostante le condanne, molteplici restano i punti oscuri.
A cura di Anna Vagli
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Isabella Noventa
Isabella Noventa
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Quella degli scomparsi è una terra del niente. Perché nessuno sa dove sia. Ed è una terra che dal 2016 ospita anche Isabella Noventa, di cui si sono perse le tracce in una fredda notte di metà gennaio.

Numerosi, nonostante le condanne, sono ancora i misteri che avvolgono questa triste storia di scomparsa. Misteri legati al mancato ritrovamento del corpo e alle reali motivazioni che hanno indotto i colpevoli a ucciderla e a farne sparire i resti.

Ricostruiamo le tappe principali di questo terribile femminicidio nell'anniversario della scomparsa.

La scomparsa di Isabella Noventa

È la notte tra il 15 e il 16 gennaio 2016 quando Isabella Noventa, segretaria in uno studio medico, sparisce nel nulla ad Albignasego, comune in provincia di Padova. L’ultima persona ad averla vista è il compagno Freddy Sorgato.

L’ipotesi iniziale, e più accreditata, è quella di un allontanamento volontario, ma ben presto la faccenda si complica.

Dopo una sola settimana dalla scomparsa, la Procura di Padova apre un’inchiesta contro ignoti per omicidio e sequestro di persona. Gli investigatori della Squadra mobile iniziano a scandagliare e a indagare sulla vita della donna e sulla rete di rapporti.

Gli inquirenti passano al setaccio l’abitazione di Albignasego, dove la donna vive con l’anziana madre, e quella del compagno Freddy, l’ultima persona che è entrata in contatto con Isabella.

La testimonianza di Freddy Sorgato

Freddy Sorgato
Freddy Sorgato

In un primo momento la versione fornita dal Sorgato pare credibile. L’uomo, quarantasette anni, originario di Padova, trasportatore di carburante e ballerino per passione, non sarebbe mai caduto in contraddizione. Almeno inizialmente.

Verso le 20.00 si sarebbe recato a prendere la donna a bordo della sua Audi A6 e avrebbe cenato insieme alla stessa nella pizzeria “Est est est” di Lion. Successivamente, l’uomo dichiara di aver accompagnato la Noventa in centro a Padova, in piazza Insurrezione, dove la donna avrebbe detto di avere un appuntamento alle 22 con un’amica. Senza, però, specificare chi fosse.

Il suo accompagnatore si sarebbe poi allontanato. Da allora Isabella sarebbe stata inghiottita nel nulla.

La svolta nelle indagini

Il vento inizia a cambiare dopo un mese dalla scomparsa. Difatti, al termine di un interrogatorio fiume del Sorgato, sono tre le persone a essere dichiarate in stato di fermo: il compagno Freddy, la sorella di quest’ultimo Debora Sorgato, e la “tabaccaia” Manuela Cacco, dipendente in un locale di proprietà di Freddy.

In seguito, si scoprirà sia che Manuela aveva una relazione con quest’ultimo sia che era molto amica della sorella Debora.

Le accuse contro di loro sono subito pesantissime. Da quell’interrogatorio, pertanto, ne escono tutti e tre indagati per omicidio premeditato in concorso.

La prima versione di Freddy Sorgato è quella di un gioco erotico finito male, avvalorata dagli altri membri del trio diabolico. Gioco cui sarebbe seguito il disfacimento del corpo di Isabella in un punto non meglio precisato del fiume Brenta. Versione che si dimostrerà ben presto infondata.

Nell’immediatezza, però, le ricerche si concentrano sul tratto del canale a ridosso delle chiuse, dove si immerge Rosario Sanarico, cinquantaduenne sommozzatore della Polizia di Stato. L’uomo perde la vita risucchiato dalle acque del fiume Brenta mentre cerca il corpo della donna. Alla tragedia si aggiunge la tragedia. La morte nella morte.

Dopo questo terribile accadimento, la Procura non impiegherà molto a smontare la versione dei tre. Non solo grazie agli indizi raccolti dagli investigatori, ma anche attraverso l’importante testimonianza resa dalla tabaccaia di Camponogara.

La ricostruzione della Procura

Manuela Cacco e Debora Sorgato
Manuela Cacco e Debora Sorgato

Per la Procura, Freddy e Isabella escono per una pizza per poi concludere la serata a casa del primo, a Sabbioni, in provincia di Ferrara.

È li che Isabella entra spontaneamente, confidando probabilmente in un romantico epilogo di serata. Ad attenderla invece c’è Debora. Questa, dopo averla affrontata, la aggredisce colpendola frontalmente con un martello e poi le chiude la testa in un sacchetto di plastica per contenere gli schizzi di sangue. Quando Manuela Cacco, complice, arriva nella villetta, il delitto è già compiuto e presumibilmente il corpo già “smaltito”.

Come da copione, Manuela si infila il piumino di colore bianco di Isabella e si dirige, insieme a Freddy, come confermerà peraltro il navigatore dell’auto del ballerino, nel centro di Padova. Proprio lì inizierà l’attività di depistaggio.

La donna, infatti, verrà ripresa camminare dalle telecamere di sorveglianza. È passata mezzora dalla mezzanotte.

Il movente e la condanna di primo grado

Nessuna arma del delitto, nessun cadavere. Eppure, per la giustizia italiana i responsabili sono loro. Ad incastrarli la ricostruzione grottesca di Freddy, la messinscena in piazza a Padova con la Cacco a simulare l’allontanamento volontario, le immagini di quella notte dell’auto dei Sorgato e le intercettazioni telefoniche.

Isabella è stata assassinata. Vittima della gelosia di Manuela, del rancore e dell’avarizia di Debora, dell’esasperazione di Freddy, vessato dalle troppe donne della sua vita.

La Sorgato è l’ideatrice dell’omicidio e i due complici si accodano nel progetto criminale. Il movente del delitto è la gelosia. Un sentimento che spinge Debora Sorgato a uccidere Isabella, invidiosa del rapporto con Freddy, al tempo stesso preoccupata che la donna si possa attaccare ai soldi del consanguineo.

Non solo. A monte c’è anche un sentimento di rabbia per le pene d’amore del fratello. Lo stesso sentimento che avrebbe mosso anche Manuela Cacco, invidiosa del rapporto tra Freddy, di cui era l’amante, e Isabella.

Proprio per questo, non può sottacersi come, dal punto di vista personologico sia Freddy che Debora, vantino spiccati tratti narcisistici. A differenza di Manuela, il cui ruolo può definirsi subalterno nella dinamica criminale. Sicuramente una personalità altamente manipolabile, che l’ha portata a prestarsi a un così atroce crimine.

Quanto alla premeditazione, oltre che alla “sfilata” di Manuela con il piumino bianco della vittima, il giudice si concentra su due messaggi mandati dalla Cacco a Freddy pochi giorni prima del delitto.

Nella messaggistica viene chiesto di portare pazienza e compaiono frasi del calibro “mi spiace per te mon amour continua a deluderti sempre. È finita come donna e come testa”.

Inoltre, ad avvalorare la tesi della premeditazione, secondo il giudice di primo grado, vi è anche la perlustrazione del territorio vicino alla villa del ballerino fatta dai fratelli Sorgato. Una perlustrazione compiuta con il chiaro intento di non lasciare niente al caso. E quindi per non essere colti in flagranza.

In definitiva, quindi, il corpo di Isabella non sarebbe mai stato ritrovato proprio per l’accurata pianificazione dell’omicidio. L’intento era quello di far apparire come volontario l’allontanamento di Isabella.

Il secondo grado di giudizio

Per la Corte d’Assiste d’appello di Venezia non c’è dubbio: i fratelli Freddy e Debora Sorgato e l’amica-amante Manuela Cacco hanno ucciso la segretaria di Albignasego facendone sparire il corpo.

I giudici del secondo grado sposano la tesi del pubblico ministero, il dottor Giorgio Falcone. Il trio ha premeditato il delitto. Ciascuno aveva un motivo per volere la morte di Isabella e lo hanno portato a termine con spietata lucidità.

Vengono così confermate le condanne del primo grado: Freddy e Deborah a 30 anni; Manuela a 16 anni e 10 mesi.

La sentenza definitiva

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Nel novembre del 2020 la Corte di Cassazione conferma, per omicidio premeditato e distruzione di cadavere, la condanna a 30 anni, emessa in appello, per Freddy Sorgato e la sorella Deborah. La conferma arriva anche per Manuela Cacco, condannata in secondo grado a 16 anni e 10 mesi di reclusione.

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Dottoressa Anna Vagli, giurista, criminologa forense, giornalista- pubblicista, esperta in psicologia investigativa, sopralluogo tecnico sulla scena del crimine e criminal profiling. Certificata come esperta in neuroscienze applicate presso l’Harvard University. Direttore scientifico master in criminologia in partnership con Studio Cataldi e Formazione Giuridica
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