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La polizia italiana si rifà il look: da domani 98mila agenti con nuove divise e nuovi gradi

La decisione è stata adottata per svincolarsi dai gradi militari e appropriarsi di segni distintivi propri: “Non per segnare la distanza con il mondo militare, al quale riconosciamo anzi uno straordinario patrimonio di professionalità e competenza, ma solo per rimarcare la nostra identità civile”.
A cura di Davide Falcioni
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La polizia italiana cambia look. Dalla mezzanotte di oggi infatti 98mila agenti indosseranno uniformi con nuovi distintivi di qualifica disegnati dall'esperto di araldica Michele D'Andrea. Una data, quella dell'undici luglio, che non è affatto casuale. Oggi infatti si celebra l'anniversario dell'istituzione della Polizia di Stato.

Oggi, a 37 anni dal varo della Legge 121/1981 che ne ha ridefinito le funzioni, per la nuova Polizia è giunto il tempo di svincolarsi dai gradi militari e appropriarsi di segni distintivi propri. "Non per segnare la distanza con il mondo militare, al quale riconosciamo anzi uno straordinario patrimonio di professionalità e competenza, ma solo per rimarcare la nostra identità civile", ha spiegato il capo della Polizia, Franco Gabrielli. I nuovi gradi verranno presentati a Roma, presso il Palazzo della Consulta, alla presenza delle più alte cariche istituzionali. I distintivi sono accomunati dalla presenza dell'aquila dorata che torna ad avere le ali spiegate, richiamando così quella adottata per la prima volta nel 1919 e di cui ricorrerà il centenario l'anno prossimo.

Tra i più importanti nuovi elementi grafici introdotti ci sono il plinto araldico (elemento che individua agenti e assistenti) costituito da una barretta orizzontale di colore rosso a rappresentare la struttura portante delle fondazioni di un edificio; il rombo (che individua i sovrintendenti) con il suo profilo fusiforme richiama una punta di lancia simbolo di un dinamismo operativo temperato dall'esperienza; la formella (che caratterizza i funzionari, rivisitazione di quella realizzata dallo scultore quattrocentesco Lorenzo Ghiberti) intende essere un richiamo alla bellezza e all'eleganza che contraddistinguono il patrimonio di civiltà e cultura dell'Italia.

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