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Journalismprize 2022: vincono Francesca Mannocchi, Gabriele Micalizzi e Nello Scavo

L’European Award Investigative and Judicial Journalism 2022 è stato consegnato alla giornalista freelance Francesca Mannocchi, al fotoreporter di guerra Gabriele Micalizzi e all’inviato di Avvenire, Nello Scavo, durante la cerimonia avvenuta al Castello Maschio Angioino di Napoli.
A cura di Redazione
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Si è svolta venerdì 11 novembre 2022 al Castello Maschio Angioino di Napoli la cerimonia di premiazione del premio European Award Investigative and Judicial Journalism, ideato da Massimo Scuderi, che ogni anno assegna un riconoscimento a giornalisti e operatori di giustizia che si sono distinti particolarmente nella loro professione.

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Quest'anno il focus principale del premio era la guerra in Ucraina e ha visto assegnare l'ambito riconoscimento alla giornalista freelance Francesca Mannocchi, al fotoreporter Gabriele Micalizzi e all'inviato di Avvenire Nello Scavo.  La giuria, presieduta dalla giornalista Rai, Giulia Bosetti, e composta da Francesca Nava del programma "Piazza Pulita", Sacha Biazzo e Fabrizio Capecelatro, entrambi di Fanpage.it, ha motivato la scelta dei premiati con una lunga spiegazione.

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"Giornalista freelance, documentarista, – si legge nella motivazione del premio per la giornalista freelance – scrittrice, fotografa, firma di punta di importanti testate italiane e internazionali, Francesca Mannocchi è tra gli inviati di guerra italiani più prolifici di questi ultimi 10 anni. Prima del conflitto in Ucraina – che ha seguito sul campo sin dall’inizio dell’escalation militare ancor prima dell’invasione russa del 24 febbraio – Francesca Mannocchi  è stata testimone di conflitti e rivolte in gran parte del Medio Oriente, dall’Egitto alla Libia, dalla Siria, alla Striscia di Gaza, dall’Iraq allo Yemen, fino all’Afghanistan dove, nell’agosto del 2021, è stata tra i pochi giornalisti occidentali, insieme al fotografo Alessio Romenzi, a documentare la riconquista di Kabul da parte dei talebani. Mannocchi in questi ultimi dieci anni ha saputo addentrarsi nei solchi più bui dei conflitti del nostro tempo, raccontando la carestia in Yemen, il traffico di esseri umani in Libia, le rotte dei migranti nel Mediterraneo e lungo i Balcani, le torture, le mutilazioni fisiche e psicologiche su chi fugge dall’inferno, fino a documentare le radici dell’odio con testimonianze dirette dei figli dei miliziani dell’Isis raccolte in Iraq in oltre due anni di lavoro e durante l’offensiva per liberare Mosul dallo Stato islamico. Storie che ha raccontato anche attraverso documentari – come “Isis tomorrow” presentato alla 75esima Mostra del Cinema di Venezia – e attraverso podcast, romanzi e libri illustrati, che hanno saputo spiegare anche ai bambini le rivoluzioni, le migrazioni e l’orrore della guerra attraverso lo sguardo dei moltissimi superstiti che Francesca ha incontrato."

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"Gabriele Micalizzi fin dal 2009 ha documentato i confilitti più duri dei nostri tempi, dallo scoppio delle primavere arabe in Tunisia, Egitto e Libia, al confilitto israelo palestinese, fino alla nascita e crescita dello Stato Islamico, spingendosi in paesi come Iraq, Afghanistan e Siria. Ha firmato reportage per i più importanti giornali e megazine internazionali come il New York Times, il Washington Post e il New Yorker e collaborato con le principali televisioni italiane.
Sempre fedele al motto di Robert Capa, le sue fotografie sono eccezionali perché l'obiettivo è sempre eccezionalmente vicino a quello che inquadra, anche troppo e anche a costo della propria sicurezza personale. Come quando nel febbraio del 2019 in Siria un razzo RPG lo colpisce di striscio. Si salverà grazie al corpo metallico della macchina fotografica che gli fa da scudo. Nonostante i danni permenenti ad un occhio e una falange in meno, continuerà a fotografare i conflitti dei nostri anni, portandolo nel 2022 prima in Libia e poi in Ucraina. A Gabriele Micalizzi va l’European Award Journalism per aver avuto il merito di aver scritto un pezzo della storiografia del futuro, fotografando per più di tre mesi il fronte più duro dell'invasione russa dalla prima linea di Mariupol e del Donbass, ritornando negli stessi luoghi in cui nel 2014 aveva perso la vita il suo amico e collega Andy Rocchelli. Le sue fotografie, estremamente dure, raccontano una guerra antica, novecentesa, in bianco e nero, in cui i palazzi sventrati sembrano avere più anima di alcuni sguardi spenti dal contrasto delle luci e dalle atrocità della guerra. Micalizzi è riuscito a raccontare quello che c'era, ma soprattutto quello che non c'era, catturando i fantasmi di un conflitto complicato, ma anche l'assenza con cui lui stesso ha dovuto convivere, riuscendo ad esprimere il suo io più autoriale sullo sfondo scarno di un paesaggio fatto per lo più di fango e cingolati arrugginiti."

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"Inviato speciale di Avvenire, corrispondente di guerra, cronista giudiziario, le sue inchieste sono state rilanciate dalle più importanti testate del mondo, i suoi libri hanno esplorato segreti e conflitti della contemporaneità. In “Kiev” ha raccontato come in un diario la guerra che si è abbattuta nel cuore dell’Europa: il prima e il dopo, l’attesa, l’invasione, la resistenza. Un’analisi attenta, minuto per minuto, un manifesto limpido del mestiere dell’inviato. Nello Scavo ha lavorato sulle frontiere più calde del pianeta, dall’ex Jugoslavia all’ex Unione Sovietica, dall’Asia all’America Latina, dalla rotta balcanica al Corno d’Africa, passando per Siria, Libia e Mar Mediterraneo. Ha indagato sulla criminalità organizzata, il terrorismo globale e il traffico di migranti, svelando gli interessi politici, economici e criminali che sottendono alle scelte del potere. Un giornalismo fermo in difesa dei diritti umani, che racconta le storie, raccoglie testimonianze, dà voce ai più deboli, ma non è lì che si ferma. Un giornalismo che cerca le connessioni e le collusioni, segue i tracciati dell’inchiesta e con indagine rigorosa e approfondita, allarga lo sguardo, studia le carte e stana i centri del potere internazionale. Il Premio europeo di giornalismo investigativo e giudiziario 2022 va a Nello Scavo, che ha svelato abusi e crimini di guerra, ha denunciato l’avvelenamento di apparati politici, militari, ecclesiastici e ha messo a rischio la propria vita per restituirci la realtà nei suoi lati più oscuri e complessi."

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Il momento più emozionate della serata è sicuramente stato il ricordo del cameraman irlandese Pierre Zakrzewski, 55 anni, inviato di Fox News, e di Benjamin Hall, ferito gravemente ma rimasto in vita nello stesso attentato. Per entrambi sono stati consegnati dei riconoscimenti, uno alla moglie di Pierre, Michelle Ross- Stanton, presente alla cerimonia, e l’altro, al rappresentante di Fox News, l’inviata Amy Kellogg, per il giornalista Benjamin Hall. “Purtroppo – dichiara il presidente del Premio Massimo Scuderi – siamo rammaricati non esser stati capaci di trovare la famiglia della giovanissima e sfortunata  producer Alexandra Kuvshinova, uccisa sullo stesso mezzo centrato da un mortaio, con cui viaggiavano Pierre e Benjamin, ma è una promessa, lo faremo nella prossima edizione, con la speranza che la guerra sia cessata e i genitori di Alexandra siano facilmente rintracciabili”.

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Durante l'evento, giunto ormai alla sua sesta edizione, sono state assegnate anche alcune “menzioni speciali” al team di esperti nazionali distaccati presso EurojustSimone Martano, tenente colonnello dei Carabinieri, Marco Molese, maresciallo della Guardia di Finanza e Sergio Orlandi, dirigente della Polizia penitenziaria.

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Un'altra “menzione speciale”, è stata consegnata ai Carabinieri del nucleo operativo della compagnia di Gravina di Catania per la loro attività investigativa svolta nell’ambito dell’operazione “Malupassu”, che ha portato all’esecuzione di 20 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di appartenenti al gruppo di Mascalucia della famiglia mafiosa “Santapaola-Ercolano”, svelando il malaffare di alcuni funzionari pubblici all’interno della Pubblica amministrazione di Mascalucia (CT). Il riconoscimento è stato assegnato al tenente Vitantonio Romaniello ed al maresciallo Tosto Gianpiero.

In chiusura della cerimonia c'è stato anche il saluto di Peter Caruana Galizia, coniuge della giornalista Daphne Caruana Galizia uccisa a Malta nell’ottobre 2017.

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