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Invalsi, a scuola crollo delle competenze e danni da Dad e Covid: “Vaccini per tornare in presenza”

I risultati dei test Invalsi 2021 confermano il grave crollo degli apprendimenti causato dalla pandemia e dalla didattica a distanza dalle elementari alle superiori, dove è stata certificata una vera e propria debacle. Il ministro Bianchi: “Stiamo tutto lavorando per la scuola in presenza. Serve un atto di responsabilità collettiva per completare il piano vaccinale”.
A cura di Ida Artiaco
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In quinta superiore il 44% degli alunni non arriva al livello minimo in italiano, il 51% in matematica, ma il crollo delle competenze è generalizzato e colpisce tutti gli studenti italiani reduci da un anno e mezzo di Dad e di pandemia di Covid-19. È questo il quadro delineato questa mattina dai risultati delle prove Invalsi 2021 presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche. Tra i presenti anche il ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, che, alla luce di quanto emerso, ha fatto un appello affinché a settembre si possa tornare in classe in presenza e in sicurezza. "Veniamo da due anni di sofferenze, difficoltà. Tutta la nostra scuola ha ricorso a strumenti che non erano nella nostra tradizione. Ma c'è da dire che la scuola non giungeva al 2019 in condizioni splendide – ha detto Bianchi -. La funzione fondamentale degli Invalsi è il richiamo alla realtà. Molte le disuguaglianze di tipo territoriale e le discriminazioni sociali. Alti i livelli di dispersione scolastica, soprattutto disomogenei, con acute differenze tra Nord e Sud. La pandemia ha agito su questo. Per questo, ha aggiunto, c'è "bisogno di ritornare insieme. Stiamo tutto lavorando per la scuola in presenza. Serve un atto di responsabilità collettiva per completare il piano vaccinale". Ma cosa è emerso nello specifico dalle prove Invalsi 2021?

I numeri delle prove Invalsi 2021

Prima di tutto bisogna ricordare che le prove Invalsi hanno coinvolto quest'anno oltre 1.100.000 allievi della scuola primaria (classe II e classe V), circa 530.000 studenti della scuola secondaria di primo grado (classe III) e circa 475.000 studenti dell’ultima classe della scuola secondaria di secondo grado. Si tratta della prima rilevazione su larga scala degli effetti sugli apprendimenti di base conseguiti, dopo lunghi periodi di interruzione delle lezioni in presenza a causa dell’elevato numero dei contagi. Il quadro che emerge dagli esiti delle prove evidenzia numerose problematicità per la scuola italiana. Qualche esempio? Alle medie il 39% degli studenti non ha raggiunto il livello di accettabilità in italiano, con un calo generalizzato in tutto il Paese. Male anche in matematica, dove il 44% dei ragazzi usciti a giugno dalla terza media non ha raggiunto le competenze minime (39% nel 2019, 40% nel 2018). Ciò significa che due quattordicenni su cinque (con punte del 50-60 per cento al Sud) dopo l’estate entreranno alle superiori con competenze da quinta elementare.

Debacle alle scuole superiori

Ma le situazioni più difficili emergono dalle scuole superiori. Nelle classi quinte, infatti, si assiste a una vera e propria debacle, con il 44% di studenti che non è arrivato al livello minimo in italiano (35% nel 2019) e addirittura il 51%, vale a dire uno su due, in matematica (42% nel 2019). Inoltre, il 9,5% degli studenti (pari a circa 40-45mila ragazzi) che esce dalla scuola possiede competenze di base fortemente inadeguate (la cosiddetta “dispersione implicita”). Eravamo al 7% nel 2019. A pagarne le spese sono soprattutto i cosiddetti studenti socialmente svantaggiati ed in particolare in alcune regioni come Campania, Puglia e Abruzzo. In Veneto e in Friuli-Venezia Giulia i risultati medi rispetto alla media nazionale 2021 rimangono comunque più alti, in Campania e in Puglia gli esiti medi sono significativamente più bassi rispetto alla media nazionale 2021. "Se vogliamo invertire la rotta – ha commentato la presidente dell’Invalsi Anna Maria Ajello – dobbiamo impegnarci in un’operazione culturale di ampio respiro per assicurare a tutti gli studenti italiani non una semplice infarinatura di nozioni, ma delle solide competenze. Altrimenti saranno condannati a sentirsi per tutta la vita dei cittadini di serie B.

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Tiene solo la scuola primaria

Una nota positiva c'è e riguarda le elementari. Per i più piccoli, in particolare per gli studenti di seconda, si registra un leggero miglioramento in italiano, molto probabilmente collegato al ruolo dei genitori che, in quest’anno e mezzo di convivenza forzata con i figli fra Dad e smart working, sono stati spesso costretti a fare da supplenti (almeno finché avevano gli strumenti per poterlo fare). E infatti in matematica, dove già dalla quinta le cose si fanno un po’ più difficili, i bambini registrano un leggero arretramento. Rispetto alle medie e alle superiori, nelle scuole elementari il divario Nord-Sud è molto più contenuto.

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