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Il mistero della morte di Edoardo, gli istruttori: “Nessun colpo in allenamento, non era sul ring”

Secondo l’istruttore e altri testimoni, l’esercizio di boxe in cui era impegnato il 18enne Edoardo Zattin, era quello standard che non prevede colpi reali ma solo una simulazione che si svolge su tappeto e non sul ring.
A cura di Antonio Palma
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Solo l’autopsia potrà chiarire definitivamente il mistero della morte di Edoardo Zattin, il diciottenne di Este che mercoledì si è improvvisamente accasciato mentre era in palestra a Monselice, nel Padovano, ed è morto il giorno dopo in ospedale senza mai più riprendere conoscenza. La prima ipotesi di un colpo accidentale ricevuto durante l’allenamento di boxe, infatti, si sta dissolvendo davanti alle testimonianze dei presenti che negano che il giovane sia stato colpito prima di finire a terra.

Sia gli istruttori sia molte altre persone che si trovavano in palestra in quei terribili momenti, una decina in tutto, hanno negato categoricamente che il 18enne possa essere stato colpito durante l’allenamento di boxe. Alcuni ovviamente non hanno assistito direttamente al fatto ma quelli che hanno visto Edoardo accasciarsi, hanno spiegato ai carabinieri che li interrogavano che non vi è stato alcun colpo precedente al collasso improvviso del giovane.

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Secondo quanto ricostruito finora in base alle testimonianze, Edoardo si stava allenando con gli altri allievi quando, in un momento di pausa, si è soffiato il naso e si è accorto che gli usciva del sangue, poco dopo è svenuto esanime. Tutti pensavano a un malessere temporaneo visto che si tratta di un ragazzo giovane, sortivo e apparentemente in salute ma comunque sono scattati subito i soccorsi. Nonostante l’arrivo di una ambulanza, il trasporto in ospedale e il ricovero in Rianimazione, purtroppo per il 18enne non c’è stato nulla da fare.

“Ero lì a pochi passi da lui, non c’è stato alcun colpo durante l’allenamento se gli fosse arrivato un pugno me ne sarei accorto” ha spiegato al Corriere del Veneto Simone Lazzarin, l’istruttore della palestra, confermando quanto già detto agli inquirenti che stanno indagano per ricostruire i fatti. Il tecnico ha spiegato che il 18enne non era nemmeno sul ring ma sul tatami e indossava tutte le protezioni previste per la boxe amatoriale.

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Secondo Lazzarin, l’esercizio era quello standard che non prevede colpi reali ma solo una simulazione anche se vengono indossate protezioni per evitare ogni rischio. Il ragazzo che si allenava con Edoardo ha confermato di non averlo colpito. “Ora è sconvolto, poveretto. Ad ogni modo sono certo che non l’ha colpito anche perché ero a un metro di distanza e se un colpo fosse andato a segno me ne sarei sicuramente accorto, perché fa un certo rumore” ha affermato il tecnico.

In attesa dei risultati dell’autopsia che chiariranno definitivamente la causa di morte del 18enne padovano, l’allenatore ha una sua ipotesi su cosa possa essere accaduto: “Io un’idea ce l’ho. Credo sia stata una tragica fatalità: forse un problema congenito, o più probabilmente qualcosa che stava covando nel fisico del ragazzo e che è “esploso” in quel momento. Penso quindi a un aneurisma o a qualcosa del genere”.

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