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Giulia Rigon uccisa a pugni, il compagno Henrique Cappellari aveva impedito al padre di parlarle

Henrique Cappellari avrebbe impedito al padre di Giulia Rigon di parlarle poche settimane prima dell’omicidio. Nel mese di novembre l’uomo aveva bussato alla porta del camper fatiscente in cui la ragazza è stata uccisa per convincerla a tornare a casa.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Henrique Cappellari è stato arrestato il 23 dicembre per l'omicidio di Giulia Rigon. La ragazza è deceduta nella giornata del 19 dicembre in un camper parcheggiato in un'area di sosta di Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza. Qui la 31enne viveva con il fidanzato di 28 anni, lo stesso che ha riferito alle forze dell'ordine di aver solo ritrovato il corpo di Giulia e allertato le forze dell'ordine. Una versione smentita dall'autopsia: Giulia è infatti stata uccisa a calci e pugni durante una lite. Anche davanti ai fatti incontrovertibili verificati con gli accertamenti, Henrique Cappellari ha cercato di negare. "Il suo corpo era pieno di lividi perché era molto maldestra, cadeva spesso" aveva detto di Giulia durante un colloquio con gli inquirenti.

Giulia era finita nella rete di una relazione tossica: a confermarlo anche il padre della ragazza che più volte aveva cercato di convincerla ad abbandonare il camper fatiscente e tornare dalla famiglia. Lei però aveva deciso di vivere accanto a Cappellari e più volte aveva allontanato le offerte dei genitori. L'ultima volta che il padre aveva cercato di parlarle, nel mese di novembre, Cappellari lo aveva mandato via. Poche settimane dopo, l'efferato omicidio. La psiche della 31enne era fortemente provata dalle angherie subite nella relazione: per un lungo periodo era stata ricoverata per disturbi psichiatrici e poi, lentamente, reintrodotta a una vita normale. Era riuscita a trovare un lavoro in supermercato e dopo qualche mese aveva anche accettato di iniziare le pratiche per l'assegnazione di una casa del comune. Quando aveva saputo di non poterla condividere con Cappellari, già noto alle forze dell'ordine, aveva voluto restare nel camper fatiscente. Una decisione che aveva fatto sprofondare di nuovo nella paura i genitori della ragazza.

Nonostante i tentativi, Giulia non aveva voluto lasciarlo solo. Il suo caso era sotto la lente di ingrandimento degli assistenti sociali che però non hanno potuto allontanarla da quel parcheggio e, di conseguenza, dal 28enne oggi in carcere. Le ferite sul corpo della ragazza, secondo gli accertamenti, sarebbero compatibili con un anello indossato dallo stesso Cappellari. Il giovane aveva inoltre segni visibili sulle nocche. "Me li sono procurati facendo forza sulla manovella del gas" aveva detto nel tentativo di giustificarsi davanti agli inquirenti. Il profilo tracciato è quello di una persona estremamente lucida davanti all'efferatezza del crimine.

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