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Genova, spara sei colpi e uccide un ventenne durante un tso: assolto poliziotto

Luca Pedemonte, l’agente di polizia accusato di eccesso colposo di legittima difesa per aver sparato e ucciso Jefferson Tomalà, un giovane ecuadoriano di 22 anni, nel corso di un Tso nel giugno 2018, è stato assolto dal gip Silvia Carpanini. Fuori dal Tribunale di Genova i parenti della vittima hanno chiesto “verità e giustizia”.
A cura di Davide Falcioni
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Luca Pedemonte, il poliziotto accusato di eccesso colposo di legittima difesa per aver sparato e ucciso Jefferson Tomalà, un giovane ecuadoriano di 22 anni, nel corso di un Tso nel giugno 2018, è stato assolto dal gip Silvia Carpanini. Fuori dal tribunale di genova  amici e parenti della vittima hanno chiesto "giustizia e verità". Il pm aveva già chiesto l'archiviazione ma il gip Franca Borzone aveva disposto l'imputazione coatta. Il difensore dell'agente, Antonio Rubino, ha chiesto il rito abbreviato.

Stando a quanto ricostruito Jeferson Tomalà si era chiuso in stanza con un coltello e i familiari avevano chiesto un intervento della polizia. Sul posto erano arrivati gli uomini delle volanti di Cornigliano che in un primo momento avevano cercato di trattare per poi decidere di fare irruzione in camera, spruzzando lo spray al peperoncino. Il 22enne aveva aggredito un altro poliziotto, ferendolo, e il collega Luca Pedemonte aveva esploso sei colpi, uccidendo il ragazzo. Nel dispositivo di rinvio a giudizio il giudice Franca Borzone aveva spiegato che sì, l'agente era intervenuto in difesa di un collega, ma lo fece comunque "con imperizia" sparando troppi colpi, "per di più verso organi vitali". "Una pur minima professionalità – aveva dichiarato il giudice – avrebbe dovuto imporre l’esplosione di un solo colpo e non in direzione di parti vitali. Tutti i colpi – continua il magistrato – furono invece diretti in zone vitali e furono esplosi a distanza talmente ravvicinata da consentire, con l’impiego di dovuta diligenza e perizia, una mira pressoché esatta. Il comportamento denota il prevalere di una componente emotiva, quindi nell’imprudenza e imperizia dell’atto, connotazioni che mal si conciliano con l’uso professionale dell’arma, a causa di una marcata incongruità della reazione".

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