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Covid 19

Galli sulla nuova ondata Covid: “Picco a luglio, troppa leggerezza da una parte della politica”

L’intervista di Fanpage.it a Massimo Galli (già primario del Sacco di Milano) sulla nuova ondata Covid trainata da Omicron 5: “Picco atteso nell’arco del mese di luglio. I fragili indossino la mascherina”.
Intervista a Dott. Massimo Galli
già primario del reparto di Malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano.
A cura di Ida Artiaco
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Il professore Massimo Galli.
Il professore Massimo Galli.
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"La nuova ondata Covid trainata da Omicron 5 avrà il suo picco in Italia nell'arco del mese di luglio. Al momento non ci sono molti casi gravi, ma con una variante così contagiosa, si potrà avere anche un aumento dei casi clinicamente importanti. Consiglio ai più fragili di continuare a usare la mascherina". Massimo Galli, già primario del reparto di Malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano, ha commentato così a Fanpage.it i numeri della pandemia di Covid-19 che si stanno registrando in Italia nelle ultime settimane. Il tasso di positività ha superato il 24% ed anche i ricoveri in area medica e in terapia intensiva sono in rialzo.

Dott. Galli, cosa sta succedendo nel nostro Paese e cosa dovremmo aspettarci nei prossimi giorni?

"Prima di tutto, teniamo conto che solo una minoranza di persone riporta ufficialmente la propria infezione, quindi i numeri sono assai sottodimensionati. C'è da supporre che avremo il picco di questa nuova ondata nell'arco del mese di luglio e questo comporterà qualche problema. Per il momento, non ci sono segnali gravissimi di aumento di occupazione dei posti in ospedale e in terapia intensiva, anche se con un allargarsi del numero degli infettati è fatale che non si potrà che avere anche un aumento dei casi clinicamente importanti.

Questo perché nella popolazione generale c'è chi è molto fragile e chi non ha risposto alla vaccinazione più o meno per nulla e chi non è stato ancora vaccinato tra le persone di una certa età, il che può facilmente portare alle conseguenze che ho accennato prima".

Dunque, possiamo dire che ci troviamo nel pieno di una nuova ondata?

"Una nuova ondata, sì: tutte le volte che si afferma una nuova variante di questo virus dotata di alta diffusibilità ci possiamo aspettare purtroppo una crescita della curva epidemiologica. Certamente, è una nuova ondata che avviene in un contesto in cui la maggior parte della popolazione è vaccinata, il che implica una minor gravità dei sintomi o meglio, un minor numero di persone con gravi sintomi. Ma se l'infezione è molto diffusa, il numero di persone sintomatiche può diventare consistente.

Siamo anche forse di fronte a un virus che ha intrapreso una strada, con la filiera delle variati di Omicron, che potrebbe essere di minor patogenicità, valutata intrinsecamente alle caratteristiche delle varianti stesse. La storia non è finita, potrebbero arrivarne altre, tenuto conto che ad esempio in Sudafrica, dove è stata individuata Omicron per la prima volta, meno del 40% dei cittadini ha ricevuto una sola dose di vaccino quindi la situazione dal punto di vista vaccinale è lontana dall'essere ottimale".

Tra le caratteristiche della nuova ondata pare esserci anche la capacità di Omicron 5 di reinfezione….

"Omicron 5 si comporta come le altre Omicron. Noi eravamo abituati a vedere un limitatissimo numero di reinfezioni con tutte le varianti precedenti. Ma con Omicron non è così, reinfetta alla grande. E le diverse sottovarianti possono reinfettare chi ha già contratto le varianti precedenti. È stato sconcertante vederlo in persone che hanno più di un vaccino e più di un vaccino con la guarigione. Le diverse varianti di Omicron hanno fondato la loro capacità di successo su questa diffusività che riesce a bucare le difese che avrebbero dovuto essere evocate da una variante Omicron precedente. Il risultato è che però infettano ma non ammazzano se non in casi eccezionali".

Moderna ha annunciato che ad agosto sarà disponibile il nuovo vaccino bivalente efficace contro Omicron 4 e 5. Pensa che dovremo vaccinarci di nuovo tutti?

"Non è inverosimile che si vada verso una situazione in cui ci si andrà a vaccinare stagionalmente con l'aggiornamento del vaccino, così come per l'influenza. È uno scenario possibile, è ancora da vedere e valutare anche rispetto alla situazione epidemiologica. Vero è che prima di poter disporre dei quantitativi di vaccino necessari per fare tutto questo passerà del tempo. I vaccini per l'influenza, ad esempio, sono stati destinati a lungo a persone che avevano più di 65 anni, quindi c'è da domandarsi se dovremo affrontare una vaccinazione ripetuta a cicli annuali sull'intera popolazione mondiale. Cosa che forse non sarà la strategia scelta. Certamente, come per l'influenza, se non si vaccinano oltre agli anziani anche i bambini, difficilmente si riuscirà a fermare la circolazione del virus".

L'aumento dei casi Covid avviene in un momento in cui sono state allentate quasi tutte le misure di sicurezza. Crede che servirà reintrodurre ad esempio l'obbligo di mascherina?

"È evidente che da una parte della popolazione c'è stata molta leggerezza. E anche da una parte della politica. È altrettanto evidente che forse ci sono ora una serie di tardivi ravvedimenti individuali e di singoli politici nei confronti di un argomento che torna ad avere caratteristiche rilevanti in termini di potenziale elemento di rischio. Quindi, si ritorna a discutere su determinate questioni, come le mascherine. Ho sempre ritenuto che la mascherina come strumento di protezione individuale debba essere considerata con attenzione e mantenuta in particolari circostanze.

Voglio ricordare a chi è fragile che per loro si tratta di uno strumento di protezione imperfetto ma funzionale, per contenere il rischio di mali maggiori. Quindi da un lato mi sento di consigliarne l'uso alle persone che hanno determinate caratteristiche, dall'altra voglio ricordare che il mancato uso ad esempio sui mezzi pubblici, inclusi gli aerei, con buona pace di chi vuole adeguarsi agli altri Paesi, è rischioso per tutti".

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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