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Incidente Funivia Stresa-Mottarone

Funivia Stresa Mottarone, il manovratore confessa: “Faccio i conti con me stesso e con Dio”

Gabriele Tadini, il manovratore che ha ammesso di aver manomesso il freno d’emergenza installando il “forchettone”, ha dichiarato davanti agli inquirenti: Mi sento un peso enorme sulla coscienza. Prego e faccio i conti con me stesso e faccio i conti con Dio”. Intanto Luigi Nerini ed Enrico Perocchio negano le accuse: “Non sapevamo del blocco del freno d’emergenza”.
A cura di Davide Falcioni
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Mi sento un peso enorme sulla coscienza. Prego e faccio i conti con me stesso e faccio i conti con Dio". Sono le parole pronunciate davanti ai magistrati che indagano sul disastro della funivia Stresa – Mottarone da Gabriele Tadini, il manovratore che ha ammesso di aver manomesso il freno d'emergenza installando il "forchettone". L'uomo, 64 anni, è in isolamento in una cella di massima sicurezza del carcere di Verbania ed era diventato capo servizio dopo 40 anni di lavoro nella società che gestiva la funivia. "L’impianto idraulico dei freni d'emergenza aveva dei problemi, perdeva olio e le batterie si scaricavano continuamente. Dopo la riapertura del 26 aprile, avevamo già fatto due interventi. Ma non erano stati risolutivi. La funivia continuava a funzionare a singhiozzo. Il problema si ripresentava, serviva altra manutenzione", ha dichiarato durante l'interrogatorio, ammettendo che quella di manomettere il freno d'emergenza è stata una scelta deliberata, presa nella convinzione che il cavo non si sarebbe mai spezzato. Presa, soprattutto, con l'intento di non sospendere le corse per un tempo prevedibilmente lungo che avrebbe causato anche perdite economiche.

Luigi Nerini ed Enrico Perocchio negano le accuse: "Non sapevamo del forchettone"

Chi sta continuando a negare le accuse sono gli altri due fermati, Luigi Nerini ed Enrico Perocchio: il primo, titolare della società Ferrovie del Mottarone, ha dichiarato di non aver mai avallato il blocco dei freni, sottolineando che utilizzava abitualmente la funivia con i suoi figli. Anche Perocchio, direttore dell'esercizio, si è dichiarato del tutto estraneo ai fatti: "Si è messo a disposizione della magistratura immediatamente, invece è stato sbattuto in carcere. Dice che solo un pazzo poteva bloccare i freni e la presenza dei forchettoni non gli era stata mai segnalata", ha dichiarato il suo avvocato Andrea Da Prato. Di tutt'altro avviso il Procuratore di Verbania Olimpia Bossi, secondo cui i tre – in concorso tra loro – hanno agito con "deliberata volontà di eludere gli indispensabili sistemi di sicurezza dell’impianto di trasporto per ragioni di carattere economico e in assoluto spregio delle più basilari regole di sicurezza, finalizzate alla tutela dell’incolumità e della vita dei soggetti trasportati". Per questo, se le loro responsabilità verranno provate in giudizio, rischia una "pena detentiva elevatissima".

Le condizioni del cavo della funivia Stresa – Mottarone

In attesa di chiarire le posizioni dei tre indagati vi è una certezza: a spezzarsi – evento rarissimo – è stato il cavo che sorreggeva la cabina. Gli inquirenti dovranno verificarne minuziosamente lo stato. Stando a quanto accertato, comunque, l'ultimo controllo importante è stato effettuato il 5 novembre 2020 dalla Sateco, ditta torinese specializzata con una lunga esperienza internazionale. I tecnici avrebbero utilizzato il sistema magnetoinduttivo che rileva le condizioni della fune con delle grandi calamite rilevandone il deterioramento. Se arriva al 6% (ma la quota sale al 10 o al 25 a seconda della dimensione della superficie presa in considerazione) è allarme e la fune dev’essere sostituita. Ebbene, il 5 novembre quel cavo sarebbe stato nella norma; la sostituzione delle sezioni terminali – chiamate "teste fuse" – sarebbe stata prevista a novembre del 2021, allo scadere dei 5 anni previsti dalla legge.

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