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Fotografa una donna morta in strada: vigile a processo per vilipendio di cadavere

Un agente di polizia municipale di Torino a processo con l’accusa di “vilipendio di cadavere”. A denunciarlo è stata la nipote della vittima, anche lei poliziotta nel capoluogo piemontese. L’uomo scattò delle foto a una donna morta e una delle immagini venne accidentalmente inviata in una chat su Whatsapp.
A cura di Davide Falcioni
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Stava facendo la spesa in un mercato di Torino quando accusò un malore e morì accanto a una bancarella: sul posto, quel 23 settembre di tre anni fa, intervennero le forze dell'ordine e mentre la donna era distesa a terra, sull'asfalto, un commissario della polizia municipale le scattò alcune fotografie con lo smartphone, convinto che si trattasse di "quello che prevede la legge quando accadono fatti del genere".

Come riporta il Corriere della sera, una volta tornato in ufficio, quel giorno, l'agente scaricò le 12 immagini sul pc, ma una finì sul cellulare di un collega. L'immagine ritraeva la donna, con la camicia aperta sul petto e gli elettrodi dei rianimatori del 118 ancora attaccati alla pelle. Insieme alla foto  un commento: "È ancora calda". Ieri, in aula, davanti al giudice Luca Del Colle, l'agente ha dato la sua versione dei fatti, perché per colpa di quell'immagine e delle sue parole, il commissario ora è sotto processo con l'accusa di "vilipendio di cadavere". A denunciarlo è stata la nipote della vittima, anche lei poliziotta nel capoluogo piemontese.

"Quel giorno ero in servizio come funzionario di turno per il coordinamento del personale. Non conoscevo quella donna, ma una collega mi telefonò per comunicarmi che era sua zia. Mi disse che mi avrebbe raggiungo e così fece", ha spiegato l'uomo in aula, aggiungendo poi: "Il medico legale indossò i guanti, sollevò il telo bianco ed esaminò il cadavere. Quando cominciò a scattare le prime foto lo imitai. Lui fotografava il cadavere dal basso, io dall'alto. Quando tornai in ufficio, scaricai le immagini sul computer. Ricordo anche l'ora: erano le 12.21". Ma è proprio in quel momento che, in base alle ricostruzioni, una delle immagini della donna senza vita arrivò sulla chat Whatsapp di un ispettore dei vigili, collega del commissario, che poi avvertì la nipote della vittima. Il commissario, sottoposto a un procedimento disciplinare da cui non sono emersi "elementi sufficienti a sostenere contestazioni di addebiti in via disciplinare", ha sempre negato di aver inviato quel messaggio.

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