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Covid 19

Fase 2, il virologo Andreoni: “Distanza e mascherina sono il massimo della sicurezza”

“L’epidemia è parzialmente controllata. Eventuali errori commessi oggi nelle riaperture – ha ammonito il virologo – avrebbero degli effetti di cui ci accorgeremmo non tra 3 giorni ma tra 2 o 3 settimane”. Ma Andreoni avverte: “Questo Coronavirus va incontro a mutazioni frequenti”.
A cura di Biagio Chiariello
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Distanza e mascherina insieme sono il massimo della sicurezza ma ognuna delle due funziona: se non ho la mascherina ma mantengo la distanza oppure se indosso la mascherina ma non sono a distanza rendo comunque la trasmissione dell'infezione molto più complicata". A ribadirlo è Massimo Andreoni, direttore della Società italiana malattie infettive intervistato da "Agora'" su Rai3. “In questa fase dobbiamo essere ancora attenti. Anche i dati di ieri ci dicono che l'epidemia è parzialmente controllata: alcune chiusure devono essere mantenute, il rischio è di far risalire la curva del contagio come accaduto in Germania", dice ancora.

"In sostanza bisogna riaprire ma con cautela", conclude Andreoni. "Eventuali errori commessi oggi nelle riaperture – ha ammonito il virologo – avrebbero degli effetti di cui ci accorgeremmo non tra 3 giorni ma tra 2 o 3 settimane". Il vaccino? "Sono ottimista, ci sono tanti vaccini per il coronavirus negli animali che funzionano – poi ha assicurato  – redo che ne avremo a disposizione uno in tempi relativamente brevi".

Questo Coronavirus va incontro a mutazioni frequenti. È meno aggressivo. Ma sono le misure di distanziamento e l’igiene a fare la differenza, rallentando il ritmo dei contagi, riducendo la circolazione del virus, come pure la combinazione di trattamenti tempestivi", ha detto invece ieri lo stesso Andreoni, in videoconferenza con altri esperti italiani, tra cui Giuliano Rizzardini dell’ospedale Sacco di Milano, da Pisa l’epidemiologo Pierluigi Lopalco e il clinico Francesco Menichetti.

Le mutazioni nel genoma del SarsCoV2 potrebbero giustificare cambiamenti nella trasmissibilità, nella virulenza e nella severità dell’infezione in Europa? "I dati dicono che il virus resta sostanzialmente quello che è, sarebbe ingenuo pensare che sia diventato improvvisamente più mite – ribatte Andreoni –: siamo noi che gli stiamo sbarrando la strada e dobbiamo continuare. Perché d’estate, col caldo, è lecito prevedere un ulteriore calo del fenomeno, come avviene per tutte le affezioni respiratorie, ma il virus potrebbe rialzare la testa in autunno".

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