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Esponenti dei clan mafiosi percepivano in massa il reddito di cittadinanza: 109 denunce

Secondo l’inchiesta, la criminalità organizzata pugliese aveva fiutato l‘affare tanto che esponenti dei clan e loro familiari avevano presentano in massa le richieste di assegno omettendo le condanne per il reato di associazione di tipo mafioso o connesse ad attività mafiose come omicidi e traffico di sostanze stupefacenti.
A cura di Antonio Palma
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Guardia di Finanza
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Per la legge non avrebbero potuto aver in alcun modo il reddito di cittadinanza in quanto gravati da condanne per il reato di associazione di tipo mafioso o connesse ad attività mafiose ma in realtà durante le richieste per accedere al sussidio avevano omesso di dichiararlo. Per questo finora avevano continuato a incassare l’assegno mensile fino a quando non sono stati scoperti e denunciati dalla guardai di Finanza. L'operazione, denominata Veritas, è il frutto del lavoro investigativo da parte delle Fiamme Gialle di Bari che nelle scorse ore ha portato alla denuncia di 109 persone per avere percepito illecitamente il reddito di cittadinanza. Secondo l’inchiesta, la criminalità organizzata pugliese aveva fiutato l‘affare tanto che esponenti dei clan e loro familiari avevano presentano in massa le richieste di assegno.

Tra i 109 denunciati infatti ci sono condannati in via definitiva per associazione di tipo mafioso, oltre che per omicidio, traffico di sostanze stupefacenti e detenzione di armi, delitti aggravati dal "metodo" o dalla "finalità" mafiosi. In particolare nell’indagine, coordinata dalle autorità giudiziarie inquirenti di Bari e Trani, sono coinvolti esponenti della criminalità barese collegati ai clan Capriati, Di Cosola, Strisciuglio, Diomede-Mercante e loro familiari. Tra gli indebiti beneficiari del reddito di cittadinanza è stato individuato un esponente di spicco de clan Cannito-Lattanzio attivo nel territorio della provincia di Barletta-Andria-Trani, condannato in via definitiva per il tentato omicidio di un affiliato alla fazione criminale opposta. Non solo, in altri casi è stato accertato che i componenti dei nuclei famigliari beneficiari del reddito avrebbero omesso di comunicare all'Inps la presenza di un convivente condannato o in stato detentivo intascando così illegittimamente l’erogazione del beneficio

Per mesi tutti loro hanno continuano a percepire l’assegno senza che nessuno se ne accorgesse causando un danno alle casse dello Stato calcolato in 900mila euro. Solo quando i finanzieri hanno acquisito la documentazione relativa alla richiesta di reddito di cittadinanza hanno avviato i controlli sono emersi gli illeciti a raffica. I coinvolti sono persone residenti nell'area metropolitana barese e nella Bat. Per loro scatterà ora la procedura Inps per l'adozione dei provvedimenti di decadenza o di revoca dell’assegno e per l'avvio delle necessarie azioni di recupero delle somme percepite.

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