Embraco, “consulenze d’oro a manager e familiari ma operai a casa”: sciopero dei lavoratori
Ennesimo sit in di protesta nella mattinata di mercoledì da parte dei lavoratori della ex Embraco che hanno proclamato un immediato sciopero davanti ai cancelli dello stabilimento di Riva di Chieri, nel Torinese, per opporsi a quanto starebbe avvenendo nell'azienda dove i nuovi proprietari si sarebbero concessi consulenze e stipendi d'oro pur dichiarando di non avere i soldi per avviare l'attività produttiva. I lavoratori, che da mesi ormai sono a casa e protestano per avere almeno un piano produttivo che rilanci l'azienda così come promesso dopo la cessione del gruppo Whirlpool, hanno organizzato una improvvisa protesta per chiedere ai manager della Ventures, l'azienda che ha rilevato lo stabilimento, di dare spiegazioni su quanto emerso nelle ultime ore sulla stampa.
Secondo una inchiesta del Corriere della sera, infatti, l’azienda che 14 mesi fa aveva promesso il rilancio dello stabilimento ma che non ha avviato alcuna produzione né stilato alcun piano per mancanza di fondi, in tutto questo tempo avrebbe continuato a pagare salatissime consulenze ai suoi manager e ai familiari di questi. Tutti soldi a carico dell’azienda o meglio dal tesoretto lasciato dalla precedente gestione ma subordinato al rientro in fabbrica dei 413 operai finiti in cassa integrazione. Secondo i documenti visionati dal quotidiano, i dirigenti della società si sarebbero affidati consulenze con costi mensili che oscillano tra i 24 mila e i 75 mila euro mensili.
"Cifre vergognose" denunciano gli operai ex Embraco che giovedì saranno a Roma, davanti al Ministero dello sviluppo economico per chiedere un intervento del governo . L'iniziativa, promossa da Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil, è stata organizzata dopo il mancato avvio produttivo e in vista del tavolo di crisi convocato dal ministero per il prossimo 23 ottobre. Finora sono rientrati in fabbrica 187 lavoratori “ma senza essere impiegati in alcuna mansione produttiva”, denunciano i sindacati, chiedendo di non vanificare gli sforzi fatti per il salvataggio dello stabilimento. "L'impianto è di fatto una scatola vuota e restano nove mesi di tempo allo scadere dei due anni di cassa integrazione straordinaria” hanno avvertito i sindacati.