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Omicidi a Sarzana, c’è un testimone: “Corpo gettato come sacco di rifiuti”. Bedini si dice innocente

Il 32enne arrestato per la morte di Nevila Pjetri si dice innocente. Per ora non è accusato della morte di Camilla ma gli inquirenti indagano per accertare eventuali collegamenti.
A cura di Antonio Palma
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Continua a professarsi innocente e completamente estraneo ai fatti Daniele Bedini, l'artigiano di 32 anni arrestato per la morte di Nevila Pjetri, la prostituta trovata senza vita sul greto del torrente Parmignola a Sarzana, in provincia di Massa Carrara, e sospettato anche della morte di Camilla, una transessuale trovata cadavere poco lontano. L’uomo sostiene di avere un alibi che gli inquirenti stanno ora verificando: la sera del delitto di Nevila dice di essere stato al bar con alcuni amici e di esservi rimasto fino a tardi. Per quanto riguarda l’altro delitto, secondo il suo legale, al momento "non c'è neppure il fumus" di un suo coinvolgimento e dunque non è accusato di nulla.

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In attesa dell’interrogatorio di convalida dell’arresto da parte del Gip, l’uomo per ora rimane rinchiuso nel carcere di La Spezia con l’accusa di omicidio volontario di Nevila Pjetri mentre nessuna contestazione gli viene mossa per il secondo delitto. Su questo punto però le indagini della Procura spezzina proseguono per capire se via sia un collegamento tra i due delitti. Secondo gli inquirenti, infatti, Nevila e Camilla sarebbero entrambe legate al mondo della prostituzione della zona e il fatto che i due corpi siano stati trovati a poca distanza e nell’arco di pochi giorni sono elementi da tenere in considerazione.

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Le indagini proseguono a ritmo serrato e si concentrano ora sulle ore immediatamente precedenti e successive al delitto di Nevila. In particolare si vagliano tutti i reperti trovati sia sul luogo del ritrovamento del cadavere, sia nell’auto della vittima che in quella dell’indagato. Proprio l’auto è uno degli elementi che hanno condotto gli inquirenti verso il 32enne. La vettura infatti sarebbe stata indicata da alcuni testimoni, due dei quali addirittura avrebbero visto una persona nella notte di domenica trascinare il corpo della trentacinquenne albanese che abitava a Massa.

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"Pensavamo fosse un sacco di rifiuti, poi ho visto che era una donna ricoperta di sangue" ha rivelato uno di loro a Il Tirreno. L'uomo era con un amico proprio in zona e, anche se non hanno visto il killer perché buio, hanno sentito tutto. "Lo abbiamo sentito scendere dalla macchina, prendere qualcosa dal bagagliaio, poi ho sentito dare come due schiaffi e buttare quello che aveva dicendo ‘hai rotto il c…', nel gettarlo ha detto qualcosa tipo ‘che schifo'. A quel punto hanno visto la donna piena di sangue e son scappati  chiamando i carabinieri

Nei prossimi giorni ci sarà tanto lavoro da parte della scientifica. Un lavoro molto ampio e complesso e sul quale infatti sono stati chiamati a indagare sia i carabinieri del Ris di Parma che la Polizia scientifica. Gli inquirenti stanno esaminando le tracce ematiche e i bossoli di pistola rinvenuti sulla Ford Fiesta di Camilla ma anche il telefono dell’indagato. Si cerca di capire a quali celle si sia collegato in quelle ore ma anche eventuali comunicazioni sospette. Analisi anche sui tabulati telefonici di vittime e indagato anche se per ora non vi è traccia sei cellulari delle due vittime. Carabinieri e polizia li stanno cercando ancora nella zona del ritrovamento dei cadaveri.

Intanto l’autopsia sul corpo di Nevila ha confermato che la causa di morte sono due colpi di pistola di piccolo calibro, uno sopra il sopracciglio sinistro e l'altro dietro l'orecchio sinistro. Ora si attende all'autopsia sul corpo di Camilla che potrebbe essere stata ammazzata anche lei con alcuni colpi di pistola sparati da distanza ravvicinata alla testa.

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