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Donna finge disturbi mentali e intasca pensione per 38 anni, sequestro per oltre 205mila euro

Secondo le indagini delle Fiamme Gialle, la donna sarebbe autonoma nel suo vivere quotidiano, in grado di provvedere ai propri bisogni senza alcun aiuto.
A cura di Antonio Palma
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Avrebbe finto disturbi mentali gravi per ben 38 anni simulando una infermità permanente in modo da intascare una pensiona di invalidità che ha incassato ogni mese, queste le pesanti accuse nei confronti di una donna siciliana di 67 anni destinataria di un ordine di sequestro preventivo emesso dal gip del Tribunale di Termini Imerese, su richiesta della procura, per un valore complessivo di oltre 205mila euro. Il sequestro è stato eseguito questa mattina dagli uomini delle fiamme gialle del Comando provinciale di Palermo che hanno condotto anche le indagini sul caso che ha hanno indotto il giudice per le indagini preliminari ad emettere il provvedimento.

La 67enne, residente in provincia di Palermo, è stata denunciata dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria per il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato. Secondo la documentazione, la donna si era sottoposta alla prima visita davanti alla Commissione medica provinciale nel lontano 1983 e le vennero riscontrati gravi e invalidanti problemi psichici e motori perché “non responsiva agli stimoli visivi e uditivi”, con “tremori agli arti superiori e grave ritardo intellettivo”. Disturbi gravi poi confermati anche in una nuova visita nel 2010, che le ha garantito la corresponsione di un trattamento pensionistico di oltre 800 euro mensili divisi tra pensione e indennità di accompagnamento.

Secondo le indagini delle Fiamme Gialle, in realtà la donna avrebbe sempre finto la sua invalidità come dimostrano i pedinamenti effettuati dai militari in questi mesi di indagini. La donna infatti è stata vista fare perfettamente tutte le attività quotidiane senza alcun ausilio come la spesa al mercato rionale, interagendo normalmente con gli altri. Inoltre dal suo profilo social emergono atteggiamenti incompatibili con la patologia certificata come fare sporte e ballo. Per gli inquirenti “alla luce degli elementi probatori raccolti, la donna sarebbe autonoma nel suo vivere quotidiano, in grado di provvedere ai propri bisogni senza alcun aiuto".

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