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Covid 19

Don Alberto Debbi, il parroco medico che torna in ospedale per l’emergenza coronavirus

Don Alberto si è offerto volontario telefonando agli ex colleghi e ora prenderà servizio al centro Covid-19 dell’ospedale di Sassuolo. “Io sono un medico specializzato nella branca della quale ora si ha particolare necessità e certo non posso tirarmi indietro” ha spiegato il sacerdote reggiano che lascerà temporaneamente la tonaca per indossare il camice bianco.
A cura di Antonio Palma
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“Il mio altare sarà il letto del malato", così don Alberto Debbi, parroco e medico reggiano, ha annunciato di voler lasciare temporaneamente la propria chiesa per recarsi dove ora c’è più bisogno di lui, in ospedale. Del resto la vocazione del 43enne era arrivata proprio mentre indossava il camice bianco e in questo momento di emergenza la sua è parsa una scelta quasi ovvia. “C’è bisogno, in questo momento come non mai, di mettere a disposizione tutto ciò che si ha io sono un medico specializzato nella branca della quale ora si ha particolare necessità e certo non posso tirarmi indietro” ha spiegato il sacerdote alla Gazzetta di Reggio. Il parroco infatti era stato ordinato nel dicembre dell’anno scorso dopo essersi laureato in medicina al Policlinico di Modena, con specializzazione proprio in malattie dell'apparato respiratorio.

Prima di indossare l’abito talare Debbi ha lavorato all’ospedale di Scandiano, quindi al pronto soccorso di Castelnovo Monti, infine è approdato nel reparto di Pneumologia a Sassuolo, in provincia di Modena, dove ha esercitato la professione per quasi sette anni. Proprio in quel reparto dove in tempo di emergenza coronavirus serve una mano il sacerdote ha deciso di tornare. Don Alberto si è offerto volontario telefonando agli ex colleghi e ora prenderà servizio al centro Covid-19 dell’ospedale di Sassuolo almeno fino ad aprile .

"Vi chiedo una preghiera per me. Da mercoledì ricomincerò (temporaneamente) il mio mestiere di medico all'Ospedale di Sassuolo, in Pneumologia, centro COVID-19. Penso che in questo periodo difficile e di sofferenza sia anche questo un modo per ‘spezzarsi’ e mettersi a disposizione con tutto quello che abbiamo” ha spiegato il sacerdote su Facebook rivolto ai suoi fedeli. “Era una parte di me ancora viva e ora più che mai mi spinge a donarmi. Ringrazio il Vescovo e don Sergio che mi danno la possibilità di farlo. Anche se ‘un po' più distante’ rimarrò raggiungibile via cellulare e quant'altro… Continuerò a pregare e a celebrare la Messa per tutti voi. Ora, come mi ha detto un'amica, il mio altare diventa il letto del malato. Un abbraccio a tutti! Coraggio!" ha concluso il medico.

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