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Disposto rilascio di Basma Mostafa, giornalista che aveva denunciato il depistaggio sul caso Regeni

La giornalista egiziana Basma Mostafa sarà rilasciata per insufficienza di prove. Era stata arrestata durante un’inchiesta che stava svolgendo a Luxor. L’accusa riguardava la diffusione di fake news per destabilizzare la sicurezza dello Stato. La donna era già nota alle cronache italiane per aver denunciato nel 2016 i tentativi di depistaggio sulla morte di Giulio Regeni.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Basma Mostafa, la cronista arrestata
Basma Mostafa, la cronista arrestata

La giornalista egiziana Basma Mostafa sarà rilasciata per insufficienza di prove. Lo ha comunicato la Procura del Cairo: alla testata egiziana Daarb.com, Karim Abdel Rady, legale e marito della cronista, ha riferito che Mostafa si trova ancora in carcere e che lascerà la prigione di Al-Qanater al Cairo "entro le prossime 24 ore". Ha dovuto comunque versare una cauzione di 2.000 sterline egiziane (l'equivalente di circa 100 euro). Mostafa era stata arrestata mentre svolgeva un'inchiesta a Luxor, città a sud dell'Egitto, sulla morte di un dissidente avvenuta mercoledì scorso, probabilmente per mano della polizia. La cronista ha respinto tutte le accuse, motivando le sue azioni e i contenuti pubblicati online come attività in linea con la professione giornalistica "volta a documentare i temi di attualità, tra cui l'epidemia di Coronavirus".

La donna era probabilmente pedinata da uomini dell'Nsa, l'Agenzia Nazionale per la Sicurezza, allertati da un informatore sui movimenti della giornalista che avrebbe dovuto incontrare i familiari della vittima. Per diverse ore, la cronista è risultata irraggiungibile telefonicamente. L'avvocato Abdel Rady aveva poi scoperto che la moglie si trovava in custodia cautelare nella prigione di Al-Qanater. Solo dopo l'interrogatorio con il giudice e la conferma della detenzione di 15 giorni, il legale ha scoperto i capi d'accusa contestati alla compagna: diffusione di fake news, uso dei social network per destabilizzare la sicurezza dello Stato e affiliazione a un movimento terrorista. Le stesse rivolte al "nostro" Patrick Zaky.

Il depistaggio su Giulio Regeni

Mostafa era già nota alle cronache italiane per aver raccontato i tentativi di depistaggio messi in atto nel 2016 nell'ambito dell'inchiesta su Giulio Regeni, il ricercatore friuliano assassinato nello stesso anno. A Luxor voleva documentare anche gli scontri tra forze dell'ordine e cittadini nel quadro delle proteste nate per denunciare le difficoltà economiche emerse con la pandemia.

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