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Dice “lesbica” a una collega, per la Cassazione va licenziato in tronco: “Comportamento incivile”

Aveva schernito la collega per il suo orientamento sessuale, l’azienda Tper spa lo aveva licenziato in tronco. La Cassazione conferma la misura: “Comportamento incivile e discriminatorio sul lavoro”
A cura di Gabriella Mazzeo
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La Cassazione ha accolto il ricorso della Tper spa, società emiliana di trasporto pubblico che voleva licenziare in tronco, per "giusta causa" e senza alcuna indennità, uno dei suoi autisti. Il dipendente, infatti, si sarebbe rivolto con fare irrisorio a una collega che da poco aveva partorito due gemelli. "Hai avuto dei figli anche tu? Non eri lesbica? Come hai fatto a restare incinta?".

La donna, autista dipendente della società, aveva presentato un esposto alla Tper spa che, a sua volta, aveva decretato l'esistenza del comportamento "gravemente lesivo dei principi del Codice etico aziendale" e delle "regole di civile convivenza". L'azienda aveva quindi decretato il licenziamento in tronco.

Nel 2020, la Corte di Appello di Bologna aveva però ritenuto eccessivo il licenziamento in tronco per quello che i giudici avevano definito "solo un comportamento inurbano", condannando la Tper a versare all'autista 20 mensilità. Per i magistrati, infatti, la cessazione del rapporto di lavoro senza alcuna forma di indennità e preavviso sarebbe stata sproporzionata rispetto "all'oggettiva entità degli addebiti".

Non è stata dello stesso avviso la Cassazione, che non solo ha riconosciuto il "comportamento inurbano" dell'ex dipendente, ma ha anche aggiunto l'aggravante di discriminazione sul posto di lavoro. "Risulta infatti innegabile che che l'evoluzione della società negli ultimi decenni abbia portato all'acquisizione della consapevolezza che qualunque orientamento sessuale meriti rispetto e attiene a una sfera intima e riservata della persona – si legge nella sentenza -. L'intrusione in tale sfera con modalità di scherno in ambiente di lavoro e alla presenza di utenti non può essere considerata solo una "condotta inurbana" ma una vera e propria discriminazione da sanzionare con il licenziamento in tronco".

"Questo comportamento – prosegue il verdetto – è contrario non solo alle regole della buona educazione e del vivere civile, ma anche alle norme da rispettare sul lavoro". La Cassazione ricorda infatti che il Codice delle Pari opportunità tra uomo e donna considera come discriminazione anche le molestie, ossia comportamenti indesiderati posti in essere per ragioni connesse al sesso, aventi lo scopo o l'effetto di violare la dignità dei lavoratori e di creare un clima ostile e degradante.

In conclusione, quindi, la Cassazione ha ordinato alla Corte di appello di rivedere la sua decisione verificando la sussistenza della giusta causa per il licenziamento.

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