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Detenuto con problemi psichiatrici massacrato di botte in carcere, il giudice: “Agenti hanno agito con crudeltà”

Tre agenti della polizia penitenziaria del carcere di Bari sono stati messi agli arresti domiciliari con l’accusa di aver picchiato un detenuto con problemi psichiatrici. Indagato anche un medico. Nell’ordinanza firmata del Gip si legge che i tra agenti avrebbero dimostrato una “disarmante naturalezza”. Un atteggiamento di “prevaricazione pare tutt’altro che occasionale”.
A cura di Biagio Chiariello
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Calci e pugni nei confronti di un detenuto con problemi psichici da parte di alcuni agenti della polizia penitenziaria con l’avallo, di fatto, dei colleghi, degli infermieri e dei medici che hanno assistito al pestaggio senza intervenire. È questa la sintesi dell'ordinanza di 58 pagine firmata dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Bari, che fa seguito all’inchiesta avviata da una segnalazione della direzione e del comando della polizia penitenziaria di Bari. L'accusa è quella di "tortura in concorso".

Gli agenti arrestati avrebbero picchiato per quattro minuti consecutivi con calci e schiaffi il detenuto nella sua cella, mentre a turno due di loro lo tenevano bloccato sul pavimento. Il tutto sotto lo sguardo degli altri indagati, che non avrebbero fatto nulla per impedire le violenze. Episodi di violenza riscontrati peraltro dalla visione dei filmati di videosorveglianza. La vittima è stata ricoverata nell'infermeria del carcere. Da lì sono partite le indagini da parte della Direzione del penitenziario.

La data e l'ora in cui si sono verificati gli atti di violenza nei confronti del detenuto G.L. sono quelli rilevabili dal DVR di registrazione delle videocamere del piano terra della seconda sezione, corrispondenti all'arco temporale compreso tra le ore 05.10 circa e le ore 05.14.16″ del giorno 27.04.2022″ si legge nell'ordinanza

Calci e schiaffi in faccia, sui glutei, in testa, alla schiena per 4 minuti di fila, dunque, contro un detenuto "affetto da patologia psichiatrica" che "poco prima aveva appiccato il fuoco al materasso della cella di detenzione". Gli agenti si sarebbero macchiati di "violenze gravi e agendo con crudeltà" e con "modalità attuative del delitto indicative della volontaria e perseguita inflizione di un carico di sofferenze certamente esuberante rispetto a quanto necessario per provocare al detenuto conseguenze fisiche e evidentemente teso a perseguire una propria forma di soddisfazione".

Mancanza del senso dell'onore e della morale

C'è stato anche "verificabile trauma psichico", si legge nell'ordinanza, "percepibile dalle riprese video immortalanti il detenuto assumere la posizione fetale in un disperato ma inutile tentativo di difendersi dai colpi ricevuti, sottoponendolo per circa quattro minuti a trattamento inumano e degradante".

Appare chiaro che i poliziotti elencali negli alti e veniali prodotti, con i necessari distinguo fra le singole posizioni e condotte, abbiano commesso atti, di evidente rilievo penale, che rilevano chiaramente la mancanza del senso dell'onore e morale degli attori, oltre che di deontologia professionale. Si tratte, peraltro, di atti commessi nei confronti, di soggetto con patologie psichiatriche eseguito dal DSM e che pertanto si presume non completamente in grado di comprendere il diisvalore delle proprie azioni (nel caso di specie aver appiccato un incendio in stanza.

Neutralizzazione la pericolosità degli indagati

Per evitare un caso di recidiva o altre violenze che il gip del tribunale di Bari Giuseppe Montemurro ha quindi disposto gli arresti domiciliari per i tre agenti di polizia penitenziari:  avrebbe dimostrato una "disarmante naturalezza – scrive il gip – nell'adoperare o nel consentire che altri adoperassero violenza nei confronti di detenuto", a riprova di un "atteggiamento di prevaricazione e di abuso che parrebbe essere tutt'altro che occasionale", con il ricorso a "forme di coercizione fisica gratuite" nella gestione dei detenuti.

Indagato anche un medico

Sono indagati anche tre infermieri e il medico di guardia all’infermeria, che non hanno segnalato le ferite riportate dal detenuto dopo essere stato ricoverato e non hanno denunciato il pestaggio pur sapendo che era avvenuto. Nell'ordinanza si legge in particolare che a margine del pestaggio "il medico guarda verso il detenuto, gira lo sguardo verso [uno dei poliziotti] e rientra immediatamente in infermeria senza più uscirne. Si precisa che durante tutte le fasi descritte nell'ambito della presente annotazione, la porta dell'infermeria (infermeria posizionata a circa 78 metri dal luogo ove è avvenuta l'aggressione), è sempre rimasta aperta".

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