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Denuncia nozze forzate col cugino e fa processare i genitori ma in Aula li riabbraccia: assolti

Il caso è avvenuto a Reggio Emilia e vede come protagonista una ragazza di origine pakistana che si è riavvicinata alla famiglia. La giovane aveva simulato un suicidio dicendo di voler sfuggire al matrimonio forzato con un cugino in Pakistan che le avevano organizzato i genitori.
A cura di Antonio Palma
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Immagine di archivio
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Una ragazza forzata dai genitori e parenti a sposarsi con un uomo che non vuole, il rifiuto della giovane e le minacce dei famigliari, poi la denuncia e l’allontanamento dall’abitazione, anche grazie ad alcune associazioni, fino al processo per i genitori. Sembrava la storia dell’ennesimo matrimonio forzato tra stranieri in Italia ma questa volta la vicenda si è risolta con una assoluzione piena dei genitori della giovane per non aver commesso il fatto dopo che la stessa promessa sposa ha ritrattato in parte le sue denunce.

Il caso è avvenuto a Reggio Emilia e vede come protagonista una ragazza, che oggi ha 25 anni e si è riavvicinata alla famiglia. Come riporta il Resto del Carlino, la giovane è nata in Pakistan, nella stessa regione di Saman Abbas, e con la famiglia si era trasferita a Reggio Emilia alcuni anni fa. Era stata lei a denunciare i genitori raccontando di un matrimonio forzato e facendo scattare immediatamente l’allerta.

La vicenda della giovane risale addirittura al 2021 quando la ragazza ha addirittura simulato un suicidio dicendo di voler sfuggire al matrimonio forzato con un cugino in Pakistan che le avevano organizzato a forza i genitori. Per lei dunque si era attivata la macchina del sostegno con l’allontanamento da casa e la sistemazione in una casa protetta fuori regione con l’ausilio dei servizi sociali.

Dopo la denuncia formale, presentata anche tramite l’associazione “Senza Veli sulla Lingua” che si era subito schierata al suo fianco dandole ogni sostegno possibile, il tribunale aveva emesso anche un provvedimento di urgenza ordinando divieto di avvicinamento alla giovane per i due genitori e il fratello.

Si è arrivati quindi al processo per i tre familiari. Durante il procedimento la ragazza però si è riavvicinata alla famiglia non si è voluta costituire parte civile contro i parenti che dal loro canto hanno sempre sostenuto di non aver intenzione di farle del male ma di volerle solo far incontrare quell’uomo lasciando a lei la decisione finale. Una tesi accolta dal giudice che ieri li ha assolti per non aver commesso il fatto.

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