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Incidente Funivia Stresa-Mottarone

Crollo Mottarone, il racconto di quei momenti terribili: “Il giorno più brutto della mia vita”

Alle 12.25 del 23 maggio 2021 la cabina 3 della funivia che da Stresa porta sul Mottarone, a 1500 metri di altezza, precipita e si schianta al suolo. Nella tragedia muoiono in 14, solo un bambino di 5 anni si salva per miracolo.
A cura di Gianluca Orrù
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È già passato un anno dal quel terribile giorno di fine maggio, quando il cavo traente della funivia si spezza e la cabina bianca e rossa, a neanche un metro dal capolinea in vetta, scivola sempre più veloce verso il primo pilone. Il rumore secco del cavo d'acciaio che salta, il sibilo del gancio della cabina che corre verso il vuoto, il terrore e le urla dei passeggeri, tutti suoni che si sono perduti nel bosco di conifere che abbraccia la montagna, come il suono dell'impatto al suolo della cabina, che si è sganciata dal cavo portante ed è precipitata lungo la scarpata per una trentina di metri, lasciando un profondo solco al suolo e riducendosi a un rottame dopo essere rovinata sugli alberi circostanti.

"Ancora non lo sapevo quando mi sono svegliata quella mattina – ha raccontato ricordando quel giorno il Sindaco di Stresa Marcella Severino – ma è stato il giorno più brutto della mia vita"

Marcella Severino, Sindaco di Stresa
Marcella Severino, Sindaco di Stresa

"Mi hanno chiamato dal centralino del 118 e inizialmente mi avevano detto che c'era un problema alla funivia – ricorda Matteo Gasparini, responsabile del soccorso alpino nella Valdossola – e subito abbiamo pensato che una cabina si fosse bloccata. Non è una cosa frequente ma è una cosa sulla quale ci addestriamo, una situazione che può capitare".

La voce dell'operatrice del 118, nella registrazione diffusa a qualche giorno dalla tragedia, si tende sempre di più man mano che riceve più informazioni su quello che è appena successo all'altezza dell'ultima stazione della funivia, in vetta. "C'è stato un problema a una cabina della funivia di Stresa – spiega inizialmente nelle prime telefonate di allerta ai vigili del fuoco e al soccorso alpino, poi però le comunicazioni si fanno più urgenti – è caduta una cabina, all'altezza del secondo pilone, dentro possono esserci 6 o 7 persone, non sappiamo come stiano ma saranno di sicuro gravissime, io mando su tutti quanti".

Quando il Vice Comandante della stazione dei Carabinieri di Stresa Stefano Giordano riceve la telefonata del 118 è da poco passata la mezza e si trova insieme a un collega in un giro di perlustrazione. È una giornata di sole, una delle prime vere belle giornate dopo i lockdown della primavera, Stresa è piena di turisti, nulla lascia presagire il disastro che è appena accaduto nel silenzio del bosco a 500 metri dalla vetta del monte Mottarone.

"Quando l'operatrice ci ha detto che era caduta la cabina – racconta il Vice Comandante Giordano – io e il collega ci siamo guardati, non potevamo crederci, non poteva essere possibile".

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"Quando ho ricevuto la telefonata dal mio comandante dei vigili – racconta il Sindaco di Stresa Marcella Severino – ci siamo precipitati subito su. Inizialmente siamo andati alla stazione in vetta e poi ci siamo inoltrati nel sentiero che ci ha portato al primo pilone. Subito lì sotto abbiamo visto l'inferno. Non potrò mai dimenticare quella scena, le scarpette dei bambini sparse intorno alla cabina esplosa".

James Lui, Comandante della Stazione di Stresa
James Lui, Comandante della Stazione di Stresa

Il Comandante dei Carabinieri della stazione di Stresa James Lui è stato tra i primi ad arrivare sulla scena: "Ci siamo ritrovati di fronte a un'apocalisse – racconta – la cabina era caduta creando un ampio solco nel terreno e si era schiantata contro alcuni alberi, ridotta un rottame. Quando siamo arrivati c'erano ancora due persone vive, un bambino che poi si è salvato e un uomo, che rantolava. Ha fatto appena in tempo a dirmi il suo nome prima di essere intubato e di morire dopo pochi minuti".

Matteo Gasparini - Soccorso Alpino Valdossola
Matteo Gasparini – Soccorso Alpino Valdossola

"Non potevamo crederci – prosegue Matteo Gasparini – quando sono arrivato le vittime sbalzate fuori dalla cabina erano già state coperte con un telo dagli operatori, ma dentro la cabina era pieno di corpi ammassati e da fuori spuntava il braccino di un bambino, è stato questa l'immagine più dolorosa che mi sono portato a casa".

Alberto Cicognano, Comandante Provinciale dei Carabinieri del VCO, ricorda che il Procuratore Olimpia Bossi, prima che fossero portati via i corpi delle 14 vittime, ha chiesto di recitare una preghiera. "Ho chiesto a tutti di fermarsi – racconta il Colonnello Cicognano, ex corazziere e con gli occhi di ghiaccio velati dalla commozione – e abbiamo recitato un Eterno Riposo per cercare di dare pace a queste persone".

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"Abbiamo capito che ormai non potevamo fare più nulla per aiutarli – dice il vice comandante Giordano – così ci siamo messi all'opera per fare il nostro, cioè cercare di aiutare la Procura a capire con esattezza che cosa era successo". Nel corso degli interrogatori con le persone informate sui fatti, viene fuori quasi immediatamente una confessione spiazzante: "Durante l'escussione di uno di questi testi – racconta il Comandante James Lui – questi ha dichiarato di aver posizionato le ganasce per inibire il funzionamento dell'impianto frenante e che era diventata un po' una prassi negli ultimi tempi a causa di problematiche nella funivia. È stata una coltellata".

Nei giorni successivi al 23 maggio 2021 è stato il turno dei funerali, che si sono susseguiti alla spicciolata in tutta Italia, dalla Puglia alla Calabria, da Varese a Vedano Olona, per tutte e 14 le vittime. Silvia Malnati e Alessandro Merlo, di 27 e 29 anni, di Varese; Roberta Pistolato di 40 anni e Angelo Vito Gasparro di 45, pugliesi residenti a Piacenza; Vittorio Zorloni ed Elisabetta Personini, che si sarebbero sposati nel giro di un mese, con il loro piccolo Mattia di 5 anni; Serena Cosentino, calabrese di 27 anni, e Hesam Shahaisavandi, iraniano di 23 anni che risiedeva a Roma; Tal Peleg di 26 anni e suo marito Amit Biran, di 30 anni, con loro c'erano anche i bisnonni della coppia, Itshak Cohen, 82 anni, e Barbara Cohen Konisky, 70 anni. Vivo l'altro figlio della coppia Eitan Biran, che si è salvato grazie all'abbraccio e alla protezione del padre Amit.

Prof. Gianpaolo Rosati - Politecnico di Milano
Prof. Gianpaolo Rosati – Politecnico di Milano

"Per capire come può succedere un disastro del genere – spiega il Professor Gianpaolo Rosati, Ordinario di Tecnica delle Costruzioni al Politecnico di Milano ed esperto del governo per il disastro del Ponte Morandi a Genova – bisogna iniziare col considerare che questa funivia è un impianto datato, un impianto di tipo classico, in cui le due cabine sono collegate fra loro dalla fune traente, quindi in generale c'è una cabina che sale e una che scende. Il peso della cabina è supportato da una fune portante, su cui si muove il carrello della cabina e dalle immagini si è visto subito che il cavo portante della cabina era in posizione, mentre la fune traente non si vedeva più. Alla rottura della fune traente, la cabina ha iniziato ad arretrare verso fondo valle. La rottura della fune traente può non portare a nessun grave problema a condizione che entri in funzione il sistema di frenatura, che si stringe sulla fune portante e dovrebbe fermare la cabina, dopo neanche un metro di arretramento. Questo è quello che si può ragionevolmente pensare. È una questione etica e morale, più che tecnica".

Stefano Giordano - Vice Comandante della Stazione di Stresa
Stefano Giordano – Vice Comandante della Stazione di Stresa

"Il processo dovrebbe iniziare il 14 luglio – spiega da Torino l'avvocato Giuseppe Zanalda, legale della famiglia Biran – ma è in corso l'incidente probatorio, chiesto da alcuni degli imputati. L'incidente probatorio è un processo tra tecnici, in cui si esaminano le prove e si stabilisce in modo incontrovertibile cosa è successo dal punto di vista tecnico. Il processo dopo la fine di questa fase sarà molto più rapido".

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E un anno dopo? Cosa è cambiato? La funivia è ancora sotto sequestro, inutilizzata e forse nemmeno più gradita alla città e ai turisti, tanto che è lo stesso Sindaco Severino a chiedere a nome della città un cambiamento radicale, la demolizione totale dell'attuale impianto perché venga sostituito con uno più moderno.

Alberto Cicognano, Comandante Provinciale Carabinieri VCO
Alberto Cicognano, Comandante Provinciale Carabinieri VCO

Il Comandante Alberto Cicognano, qualche settimana fa, è tornato al Mottarone, nel luogo della strage, per un evento particolare: "Per consentire agli elicotteri di fare le operazioni di rimozione della cabina in sicurezza, siamo stati costretti a tagliare 80 alberi. Grazie ai vivai della Regione Piemonte siamo stati in grado di ripiantare 90 alberi. Sono alberi piccoli, che dovranno crescere, ma forse proprio questo è un segnale importante, perché nel tempo possano crescere e ripopolare questa zona, con sempre dentro di noi il ricordo delle vittime".

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