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Crollo demografico in Sicilia: in 70 anni “spariti” gli abitanti di 3 città

Il quadro emerge dal rapporto “La demografia delle aree interne della Sicilia”. Il calo di residenti riguarda cinque aree interne della Sicilia: Sicani, Madonie, Nebrodi, Calatino e Simeto-Etna. Dal 1951 a oggi in queste zone, per un totale di 65 comuni, la popolazione si è ridotta di 147.479 unità e la diminuzione è stata costante nel tempo.
A cura di Susanna Picone
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Tre intere città “scomparse” nel giro di circa settanta anni in Sicilia, come se fossero spariti nel nulla tutti gli abitanti di Agrigento, Caltanissetta ed Enna. È quanto viene fuori dal rapporto “La demografia delle aree interne della Sicilia” realizzato dal Servizio statistica e analisi economica della Regione siciliana. Dal rapporto emerge che dal 1951 a oggi in alcune zone dell’isola – per un totale di 65 comuni – la popolazione si è ridotta di 147.479 unità e la diminuzione è stata costante nel tempo. Solo negli ultimi anni, dal 2011 al 2019, si contano ben 14000 persone in meno. Il calo del numero di residenti riguarda cinque aree interne della regione: Sicani, Madonie, Nebrodi, Calatino e Simeto-Etna. Ma se da un lato la gente nativa se ne va da questi luoghi, dal rapporto viene fuori che si registra un aumento degli stranieri che hanno scelto negli ultimi anni le aree interne della Sicilia per vivere.

Aumentano gli stranieri – Agli inizi del Duemila gli stranieri erano circa 1500, quest'anno sono 9851 con una crescita media annua dell'11 percento e una dinamica maggiore di quella regionale con un incremento medio annuo dell'8,1 percento. Gli stranieri in Sicilia sono passati da 49000 a 200.000. Secondo il rapporto, il picco è stato registrato nel 2007. Nello studio si legge che la presenza di stranieri nelle aree interne era sottostimata da una quota non indifferente di  romeni che grazie all’adesione all’Ue del Paese di origine poterono chiedere quell'anno l’iscrizione all’anagrafe: così i 245 romeni residenti del 2006 diventarono, alla fine dell’anno successivo, 1538. Secondo il rapporto, “gli incrementi, originati dall’emersione di irregolari già presenti sul territorio ma non registrati nonché dalla domanda di lavoro in particolari settori evidenzia il fabbisogno di una forza lavoro attiva principalmente in alcuni comparti dell’agricoltura ma anche della cura delle persone (badanti) che conferma la vulnerabile struttura anziana della popolazione delle aree interne”.

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