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Cristina partorisce mentre è in coma: dopo due anni torna a casa e riabbraccia la sua bambina

Lieto fine per Cristina Rosi, la 39enne a luglio 2020 ebbe un prolungato arresto cardiaco che causò conseguenze gravissime sia a lei – che finì in coma – sia alla bambina, Caterina: è finalmente tornata a casa dalla sua bambina e dal marito Gabriele.
A cura di Ida Artiaco
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Dopo due anni è finalmente tornata a casa a riabbracciare la sua bambina. È la storia a lieto di fine di Cristina Rosi, la 39enne che il 23 luglio del 2020, alla 30esima settimana di gravidanza, ebbe un prolungato arresto cardiaco che causò conseguenze gravissime sia a lei – che finì in coma – sia alla bambina, Caterina, nata con un parto cesareo urgente.

Ora la donna, costretta a vivere sulla sedia a rotelle, è tornata a casa anche dal marito Gabriele che al quotidiano La Nazione ha detto commesso che "finalmente la famiglia è riunita". Sia lei che la bambina soffrono attualmente di gravi insufficienze.

Cristina, dopo era rimasta in coma per 11 mesi, fu trasferita in un centro di eccellenza di Innsbruck dove ci fu il risveglio.

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Nel percorso è stata sempre assistita dal marito Gabriele Succi e dai tanti familiari e amici che anche attraverso una raccolta di fondi hanno aiutato madre e figlia ad affrontare la loro battaglia. A fare il tifo per Cristina anche Gianna Nannini, che nei mesi scorsi ha inviato un video alla donna, sua fan, per il suo risveglio dal coma.

A maggio, il marito di Cristina era riuscito a far tornarla per qualche giorno a casa e a farle incontrare per la prima volta dopo quasi due anni Caterina. Le due sono state insieme alcune ore e solo da questo momento lo saranno per sempre.

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Quattro medici, un ginecologo dell'ospedale di Arezzo e tre medici di quello fiorentino di Careggi, sono indagati per il caso di Cristina e della piccola Caterina con l'accusa di lesioni personali gravissime.

Secondo le risultanze dei periti guidati da Marco De Paola la donna avrebbe dovuto partorire prima a causa delle gravi patologie cardiache di cui soffriva. In sostanza il pm ipotizza, in base alla perizia ricevuta, che il parto sarebbe potuto essere organizzato in sicurezza, o per lo meno non in condizioni di emergenza.

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