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Strage di Corinaldo, ultime notizie

“Cresco 4 figli da solo, dopo 4 anni la giustizia ha dimenticato la strage di Corinaldo”

L’8 dicembre del 2018 6 persone sono morte all’interno della discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo. Tra loro, 5 minori e la 39enne Eleonora Girolimini. Il marito Paolo Curi racconta la sua vita 4 anni dopo la tragedia a Fanpage.it.
A cura di Gabriella Mazzeo
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L'8 dicembre di 4 anni fa morivano all'interno della discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo 5 minori e una donna di 39 anni. Tutti avevano acquistato il biglietto per il concerto del trapper Sfera Ebbasta: quella sera il locale aveva venduto 1600 ticket a fronte di una capienza massima di 469 persone.

Tutte le uscite di sicurezza erano state interdette tranne una, l'unica che avrebbe dovuto garantire il defluire della folla quando la cosiddetta "banda dello spray" ha utilizzato lo spray urticante per derubare i presenti.

Il panico e il fuggi fuggi di persone ha causato poi il crollo di una balaustra situata su un ponticello fuori dall'unica uscita di sicurezza accessibile. Centinaia di persone sono precipitate nel fossato sottostante e sono morte calpestate dalla folla.

Tra le vittime anche Eleonora Girolimini, 39 anni, che quella sera si trovava al concerto del trapper insieme alla figlia 11enne e al marito Paolo Curi. La donna è deceduta mentrecercava di far scudo alla figlia con il proprio corpo.

Eleonora Girolimini morta nella strage di Corinaldo
Eleonora Girolimini morta nella strage di Corinaldo

Dopo la tragedia, Curi ha dovuto rivoluzionare la sua vita. L'uomo ha lasciato la casa in campagna che aveva costruito con la moglie e messo da parte la sua ditta di giardinaggio. Con i suoi 4 figli si è trasferito in un appartamento di Senigallia e oggi lavora come giardiniere per il Comune.

"La mia vita è stata segnata in tutti i sensi possibili – racconta Curi a Fanpage.it -. Ogni giorno devo crescere i miei 4 figli da solo. Quando mia moglie è morta, il più piccolo dei nostri bambini non aveva neppure due anni. Prima della tragedia di Corinaldo alla nostra famiglia non mancava nulla, oggi, invece, mi tocca dire molti "no". Le nostre possibilità economiche sono molto cambiate".

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La vicenda giudiziaria

Nel corso dell'intervista con Fanpage.it, Curi ha raccontato di aver fatto fronte da solo alle difficoltà psicologiche ed economiche causate dall'incidente. "Abbiamo cambiato casa, ma io ho dovuto anche fare i conti con i sentimenti dei miei figli. Le nostre due gemelle, che all'epoca dei fatti frequentavano le elementari, hanno pianto tutti i giorni per due anni per la mancanza della madre. Ancora oggi è dura" ha spiegato.

"Quattro anni di lungaggini giudiziarie sono tanti per delle persone che hanno perso i loro cari in circostanze tragiche. Io ho perso mia moglie, ma gli altri hanno perso dei figli. Le nostre vite sono state segnate da ogni punto di vista e oggi ci ritroviamo con la consapevolezza che la cosiddetta "banda dello spray" è stata condannata, ma che la strada per il riconoscimento delle responsabilità di chi gestiva la Lanterna Azzurra e di chi ha dato i permessi per la riapertura di un locale fatiscente è ancora lunga, anche se la giustizia dovrebbe essere uguale per tutti".

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Per la strage di Corinaldo è infatti in corso il processo bis che riguarda i gestori della discoteca e la commissione di vigilanza presieduta dall'ex sindaco Matteo Principi. "Riteniamo che se la discoteca non avesse avuto i permessi per riaprire, non vi sarebbe stato alcun concerto e alcuna banda dello spray – ha spiegato ancora Curi al telefono -. I malviventi sono stati condannati, quella parte del processo è finita ed è stata la più facile. Il problema però è alla radice: la Lanterna Azzurra non aveva i requisiti necessari per aprire. Era una tragedia annunciata, purtroppo. Noi, in quanto vittime, siamo state messe da parte: nessuno ha pensato a noi, non abbiamo ricevuto alcun aiuto economico e presto siamo stati dimenticati. Adesso siamo in attesa del capitolo finale".

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L'udienza fissata per il 16 dicembre

Si terrà il 16 dicembre la prossima udienza per il processo bis relativo alla strage. Il procedimento è in piena fase dibattimentale e i giudici stanno ascoltando le testimonianze di alcuni degli avventori del locale e dei medici del pronto soccorso intervenuti l'8 dicembre di 4 anni fa. Sotto accusa i gestori del locale e i membri della commissione vigilanza che sono chiamati a rispondere a vario titolo di cooperazione in omicidio colposo plurimo, lesioni, disastro colposo, falso ideologico e apertura abusiva della discoteca.

Secondo la legale Federica Ferro, che si occupa della difesa di Paolo Curi, pur esistendo una responsabilità della banda dello spray (che non poteva non considerare il rischio del decesso), la tragedia è da imputarsi principalmente alla gestione del locale e dei permessi per l'apertura.

"Puntiamo a un risarcimento danni per la famiglia della 39enne deceduta – ha spiegato l'avvocata a Fanpage.it -. Il mio assistito ha dovuto stravolgere la propria vita e i danni per la sua psiche e per la sua situazione economica sono stati ingenti. Dal 2018 nessuno è intervenuto per aiutare le famiglie delle vittime e noi vorremmo che ci fosse questo tipo di riconoscimento".

"La banda dello spray è responsabile di quanto accaduto alla Lanterna Azzurra, così come ha decretato anche la Corte d'Appello. Il gruppo infatti non poteva non considerare il rischio morte quando ha messo a segno il colpo all'interno del locale, ma la tragedia non si sarebbe verificata se la struttura fosse stata a norma e se fosse stato rispettato il limite di capienza".

Furti come quello tentato l'8 dicembre del 2018 a Corinaldo, infatti, avvengono quotidianamente in decine di discoteche nel mondo. In nessuna struttura, però, si è mai verificata una tragedia simile. "Segno – ha raccontato la legale – che la prima causa scatenante è da ricercarsi nella gestione del locale notturno. La Lanterna Azzurra era inagibile".

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