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Covid 19

Covid in Cina, ospedali in tilt ma virologi rassicurano: sciame di varianti Omicron, vaccini efficaci

Pechino minaccia ritorsioni per i Paesi che impongono test covid a chi arriva dalla Cina, ma i segnali di allarme che giungono dal Paese asiatico continuano a destare preoccupazione in Occidente. I test effettuati finora su chi arriva dalla Cina però hanno mostrato che siamo di fronte a varianti covid già presenti.
A cura di Antonio Palma
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Nonostante il governo di Pechino continui a negare ogni emergenza e a minacciare ritorsioni per i Paesi che impongono test covid a chi arriva dalla Cina, i segnali di allarme che giungono dal Paese asiatico continuano a destare preoccupazione in Occidente.

Segnali allarmanti ad esempio arrivano da Shanghai dove si segnalano ospedali sovraccaricati di pazienti covid anziani tanto da non avere più posti in alcun reparto. Foto e video mostrano pazienti anche gravi, attaccati a bombole di ossigeno e monitor cardiaci, ma curati in corridoio o addirittura fuori dall'edificio per mancanza di posti.

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Anche le farmacie della città non riuscirebbero a far fronte alle richieste di farmaci antifebbrili. "Ora la diffusione della pandemia a Shanghai è molto estesa, potrebbe essere stato raggiunto il 70%. Parliamo di 20 o 30 volte i contagi di aprile e maggio" ha dichiarato Chen Ezhen, vicepresidente dell'ospedale Ruijin.

Dati ufficiali però non ce ne sono dopo che Pechino ha rivisto i criteri di attribuzione dei decessi covid. Dall'inizio di dicembre infatti segnalati solo 15 decessi legati al virus. Numeri che per gli esperti sono irrealistici.

Secondo uno studio della società britannica di analisi mediche Airfinity, il Covid in Cina sta facendo 11mila morti e 1,8 milioni di nuovi contagi al giorno.

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Una incertezza che ovviamente preoccupa e ha spinto il Comitato per la sicurezza sanitaria dell’Ue ad approvare alcune azioni di controllo come i test per i viaggiatori provenienti dalla Cina; accelerazione del monitoraggio delle acque reflue; aumento della sorveglianza interna" in Europa.

La cosa positiva fin qui è che i test effettuati finora su chi arriva dalla Cina hanno mostrato che siamo di fronte a varianti covid già presenti nel Vecchio Continente e quindi gestibili.

“Abbiamo ancora a che fare con quello che qualcuno ha definito “sciame” di varianti di Omicron. Alcune hanno avuto una maggiore attenzione ma vengono tutte dallo stesso tipo di virus e i vaccini sono efficaci per contrastarle" ha spiegato ad esempio l’immunologo Alberto Mantovani a Repubblica, aggiungendo: “Il punto è che i loro vaccini sono meno efficaci. Non hanno la stessa capacità di indurre gli anticorpi di quelli basati sull’Rna messaggero”.

Secondo i dati raccolti a Malpensa sui passeggeri arrivati in questi giorni dalla Cina la variante covid più diffusa è la BA.5.2 e non c’è Gryphon. “Le varianti che circolano in Cina sono già in circolazione nell'Ue e, in quanto tali, non rappresentano un pericolo per la risposta immunitaria dei cittadini europei” ha assicurato anche l'European Centre for Disease Prevention and Control, l’Ecdc, aggiungendo che “non si prevede che l'ondata di casi in Cina influirà sulla situazione epidemiologica del Covid-19 nell'Unione Europea e nello Spazio Economico Europeo”.

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