10 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito
Covid 19

Coronavirus, l’associazione malattie infettive: “Più tamponi, diagnosi precoce è essenziale”

“La terapia farmacologica antivirale contro coronavirus deve poter essere somministrata nella fase iniziale della malattia perché in terapia intensiva muore il 20% degli over 70 e il 30% degli over 80” ha spiegato la presidente di Waidid, Susanna Esposito, invitando ad estendere i test per una diagnosi precoce.
A cura di Antonio Palma
10 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Nel contrato al coronavirus bisogna cambiare completamente sistema e criteri di diagnosi e fare quanti più tamponi possibili in modo da avviare le terapie con antivirali già nella prima fase della malattia o è troppo tardi: è l’appello lanciato in queste ore dall'Associazione mondiale delle malattie infettive e i disordini immunologici (WAIDID). Secondo la presidente di Waidid, Susanna Esposito, infatti, è fondamentale una diagnosi precoce del Covind-19 per fornire terapie efficaci ai pazienti colpiti dalla malattia prima che la situazione degeneri irreparabilmente. “Tenere le persone a casa non è sufficiente, è necessaria una identificazione più precoce del contagio” ha spiegato l’esperta. Per Esposito ovviamente bisogna partire con i test su chi ha sintomi, sui loro contatti diretti e sugli operatori sanitari ma i controlli a tappeto andrebbero effettuati anche in tutte le aree colpite estendendoli a tutti i soggetti con sintomi simil-influenzali.

"Screening routinario su medici"

In particolare per i sanitari, secondo Susanna Esposito, dovrebbe essere reso “prioritario lo screening routinario" visto che al momento i medici appaiono quelli più colpiti dal contagio ma anche quelli più a rischio di contagiare anche gli altri a causa del loro lavoro ma soprattutto dell'assenza in molti casi di dispositivi di protezione individuale adeguati e di cultura sulle infezioni ospedaliere nel nostro Paese.  “Se agli operatori sanitari asintomatici in ospedale non viene effettuato il tampone quando sono esposti a casi positivi, se il personale ospedaliero viene scambiato tra diversi reparti senza essere sottoposto ad alcun tipo di controllo, e se il personale medico e infermieristico presente sul territorio non è neanche sottoposto al tampone quando presenta sintomi perché questi non sono considerati sufficientemente gravi non sarà minimamente possibile contenere il contagio", averte Esposito.

Coronavirus, agire prima della terapia intensiva

In generale "la diagnosi precoce è essenziale per fornire, prima che sia troppo tardi, eventuali terapie antivirali ai pazienti più a rischio come over 70, persone con pneumopatie o diabete o cardiopatie” ha spiegato la presidente di Waidid, invitando le autorità italiane a ambiare i criteri della somministrazione dei tamponi. “La terapia farmacologica antivirale deve poter essere somministrata, se indicata, nella fase iniziale della malattia. Non appena subentrano gravi complicazioni respiratorie può essere troppo tardi” ha sottolineato Esposito, ricordando che “in terapia intensiva muore il 20% degli over 70 e il 30% degli over 80” e “Se non vengono effettuati tamponi a soggetti a rischio asintomatici, che hanno avuto contatto con casi positivi, non è possibile iniziare precocemente eventuali trattamenti".

Test coronavirus, "laboratori lenti perché non attrezzati"

“Non eseguire il tampone in chi ha sintomi lievi o moderati e negli asintomatici che hanno avuto contatti stretti con casi positivi può indurre a fare uscire di casa soggetti contagiosi, guariti dai comuni sintomi influenzali, ma che sono ancora portatori del virus, come confermano le recenti pubblicazioni sulla rivista ‘Science'” ha sottolineato ancora Esposito, lamentando infine anche la lentezza dei nostri laboratori per i test diagnostici sui tamponi. “I test si basano su metodiche relativamente semplici ma forniscono una risposta dopo 3-4 giorni perché non sono sufficientemente attrezzati e/o organizzati, con un ritardo sia nell'inizio delle terapie antivirali nei pazienti ricoverati e in quelli a rischio a domicilio sia nell'isolamento dei contatti stretti e degli operatori sanitari positivi”, così per l’esperto “la letalità da Covid-19 in Italia, per lo meno in alcune regioni, sarà la più alta del mondo”

10 CONDIVISIONI
32805 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views