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Covid 19

Contagiati quasi 2700 sanitari: “Servono dispositivi di protezione subito”

“È fondamentale la fornitura di DPI idonei per la gestione pazienti infetti da coronavirus per evitare migliaia di situazioni di contagio tra sanitari ma soprattutto per garantire la sicurezza ai pazienti”. L’allarme lanciato dalla federazione degli ordini dei medici in base agli ultimi dati che parlano di 2.629 i casi di operatori sanitari contagiati.
A cura di Antonio Palma
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Sono saliti a 2.629 i casi di operatori sanitari contagiati dal nuovo coronavirus in Italia. Si tratta ad oggi dell’8,3% dei casi totali, una percentuale più che doppia rispetto a quella della Cina. Sono i dati diffusi dalla Fondazione Gimbe rielaborando i numeri forniti dall'Istituto superiore di sanità sul contagio da Covid-19 nel nostro Paese e aggiornati al 17 marzo. “Parliamo di un gravissimo problema: Il contagio degli operatori sanitari e il numero degli infetti è enorme” ha spiegato il presidente Gimbe, Nino Cartabellotta. Aggiungendo: "Tutti questi operatori infettati sono testimonianza del fatto che le modalità di protezione di questi lavoratori oggi non siano state adeguate, proprio per la mancanza di mascherine idonee per la gestione pazienti infetti".

Dispositivi di protezione “adeguati sono necessari in tutta Italia, perché gli operatori sanitari devono essere protetti al meglio per proteggere sé stessi e per poter svolgere il loro lavoro in massima sicurezza” ha sottolineato ancora Cartabellott, aggiungendo: “Prima non conoscevano i dati ma ora si sta sottovalutando troppo il problema. Sappiamo la fine che hanno fatto i soldati mandato in Russia con le scarpe di cartone”. “Bisogna prendersi cura di chi si prende cura” ha esortato infine il presidente Gimbe

“Oltre l’80% dei professionisti sanitari positivi al coronavirus sono medici e infermieri” confermano anche dalla federazione degli ordini dei medici, “È fondamentale la fornitura di DPI consoni alla situazione, che permettano da un lato la protezione degli operatori per evitare le centinaia se non migliaia di situazioni di contagio tra loro, anche grave in alcuni casi fino al decesso, ma, dall’altro, soprattutto per garantire la sicurezza ai pazienti che altrimenti troverebbero proprio in chi li cura e li assiste una fonte probabile di contagio” spiegano dalla Fnomeco, aggiungendo: “Questo ovunque e, in particolare proprio nelle strutture che accolgono i più fragili, coloro i quali tengono alta la percentuale di mortalità, come RSA e Hospice, dove i fenomeni negativi si sommano e muoiono, specie nelle aree a maggior rischio, decine di persone anziane ogni giorno”.

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