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Cinquanta anni di maltrattamenti alla moglie: “L’ho denunciato solo quando ho avuto paura di morire”

Quasi cinquant’anni di soprusi e violenze, iniziate negli anni Settanta. Lui di anni adesso ne ha ottantuno di anni e ieri è stato condannato dal tribunale di Firenze in abbreviato a una pena di 2 anni e 4 mesi con l’accusa di maltrattamenti nei confronti della moglie. “Non l’ho denunciato fino a che ho avuto un coltello alla gola e paura di morire…” racconta ora la povera anziana.
A cura di Biagio Chiariello
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 "Durante il lockdown mi ha puntato un coltello alla gola, diceva: se voglio te lo infilzo… ho avuto paura, ho capito che mi poteva uccidere. Aveva certi occhi cattivi e allora l'ho denunciato… ho dovuto farlo capisce?". A parlare è una signora di 80 anni di Firenze. In poche parole riassume quella lunghissima convivenza con un uomo violento, un 81enne che ieri è stato condannato dal tribunale del capoluogo toscano in abbreviato a una pena di 2 anni e 4 mesi con l'accusa di maltrattamenti nei confronti della moglie. Ex operaio e portiere di notte, ha anche il divieto di avvicinarsi alla donna dalla quale formalmente risulta separato dal 2013: "Sì, ma poi una delle due nostre figlie insisteva perché lo riprendessi in casa. Mi diceva: il babbo è triste e depresso, starà buono" racconta la signora a Repubblica. E così ha ceduto "perchè spesso le madri cedono. E sono ricominciate le violenze, lui a volte beve, ma non è solo questo, deve essere stata la sua infanzia povera e disgraziata, è diventato subito violento, fin dai primi mesi di matrimonio, a metà degli anni Sessanta. Ho capito lì che ero caduta in una trappola".

Eppure quell'uomo per anni e anni l'avrebbe offesa, minacciata di morte. I comportamenti violenti sarebbero iniziati negli anni Settanta. Più volte le avrebbe puntato il coltello alla gola, l'avrebbe picchiata, in un caso arrivando a ferirla a un braccio con una forchetta. L'avrebbe isolata impedendole di aver contatti, anche solo telefonici, con altre persone.  "Non l'ho mai denunciato, pensavo che potevo aiutarlo solo io, pensavo alle nostre figlie che invece hanno sofferto tanto questa situazione eppure una non mi perdona di averlo denunciato, mi dice che mi odia perché sto facendo soffrire il babbo…Io, capisce?" prova a giustificarsi. E si rivolge direttamente al Comune di Firenze che si è subito attivato per trovare una soluzione e si è messo in contatto con l'avvocato difensore della donna, Mattia Alfano. "Ho già vissuto presso una casa famiglia, in un rifugio… ma non sono io che dovrei nascondermi, io non ho fatto niente" dice.

I ricordi delle violenze sono scioccanti: "Quando mi aggrediva io scappavo su una scala a chiocciola che c'era in casa e siccome lui è molto grosso, non ce la faceva a salire e così mi salvavo. E' facile oggi chiedere ma perchè non lo hai denunciato prima? Ma per le donne un tempo non era facile, chi mi credeva? La mia parola contro la sua. E lui era uno fuori stimato, che aveva tanti amici, quando lavorava alla Fiat di Novoli allenava la squadra di calcio dello stabilimento. I litigi tra noi scoppiavano per qualsiasi pretesto, per esempio perchè diventai testimone di Geova o perché riteneva avessi fatto male delle cose di casa…”.

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