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La morte dei fratellini Ciccio e Tore a Gravina

Ciccio e Tore, anche la mamma chiede nuove indagini: “Fu molto più di una prova di coraggio”

Dopo il padre Filippo Pappalardi, anche la mamma di Ciccio e Tore chiede la riapertura delle indagini sulla morte dei due fratellini: “Fu molto più di una prova di coraggio. I miei figli furono istigati da qualcuno ad andare nella Casa delle cento stanze”.
A cura di Susanna Picone
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Chiedono con forza la riapertura delle indagini i familiari di Ciccio e Tore, i due fratellini di Gravina di Puglia scomparsi il 5 giugno del 2006, quando avevano 13 e 11 anni, e trovati per caso nella cisterna di un casolare due anni dopo, il 25 febbraio 2008.

Dopo l’appello del papà, è la mamma Rosa Carlucci a chiedere giustizia. "Fu molto più di una prova di coraggio. I miei figli furono istigati da qualcuno ad andare nella Casa delle cento stanze. Da soli non si sarebbero mai avvicinati, anche perché era un posto che non frequentavano. Sono sicura che con loro ci fossero altri ragazzi, che sapevano dov’erano finiti e non hanno mai voluto parlare. Ciccio e Tore potrebbero essere stati vittime di omicidio, per questo a breve presenteremo un’istanza per chiedere la riapertura delle indagini sulla loro morte", le parole della donna riportate oggi dal Corriere.

La prima battaglia legale si concluse con una archiviazione. "Ci sono troppe incongruenze nelle testimonianze degli amici di Ciccio e Tore, oggi 30enni e molti dei quali padri di famiglia" dice la mamma dei due ragazzi, assistita dall’avvocato Giovanni Ladisi e dal consulente Rocco Silletti.

Parla di errori nelle indagini, di testimonianze che vennero considerate inattendibili, di testimoni che nel tempo non sono stati più ascoltati. È evidente – secondo la mamma – che con Ciccio e Tore ci fosse qualcuno che non ha mai voluto dire niente, "ragazzini che hanno taciuto e adulti che li hanno convinti a non parlare".

Come accertato dall’autopsia, il più grande dei due fratelli morì sul corpo, l’altro invece di stenti qualche giorno dopo: "Francesco purtroppo morì sul colpo, ma forse Salvatore sarebbe ancora vivo se qualcuno avesse chiamato subito i soccorsi. E io avrei con me almeno uno dei miei figli. Questo pensiero non mi dà pace ancora oggi", dice la madre.

Il padre dei bambini, Filippo Pappalardi, inizialmente venne accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere ed è rimasto in carcere per tre mesi prima di essere liberato. Anche lui di recente ha chiesto la riapertura delle indagini: "Non mi rassegnerò mai all'idea di non sapere se i miei figli avrebbero potuto essere salvati. Anche se sono trascorsi quindici anni si può indagare ancora e scoprire chi c'era con loro quando caddero nel pozzo della casa delle cento stanze".

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