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Opinioni

Chico Forti, il ritorno in Italia si avvicina: il caso spiegato dall’inizio alla fine

“Non vedo l’ora di abbracciare mia madre, la mia roccia, il mio esempio di vita e di vivere”. Con queste parole affidate da Chico Forti a noi di Fanpage, in attesa del rimpatrio Italia, ripercorriamo la vicenda giudiziaria che lo trattiene da oltre vent’anni in un carcere di massima sicurezza di Miami.
A cura di Anna Vagli
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Dopo il recente viaggio negli Stati Uniti da parte del Ministro della Giustizia Marta Cartabia sembra ormai imminente il rientro di Chico Forti in Italia. E grazie ad Eleonora Lanzone, che nel nostro Paese si occupa attivamente della sua vicenda giudiziaria e di agevolare i suoi contatti con il mondo esterno, Chico Forti ha affidato a noi di Fanpage.it un messaggio nel quale esprime la speranza di riabbracciare presto sua madre.

Cara Anna, io sto bene, anche se è una lunghissima attesa… Ho però fiducia nella Ministra Cartabia e le sono molto grato per i suoi sforzi per superare questa empasse.

Sono grato anche alle tante persone che, come te, sono persistenti nel loro impegno per la giustizia e combattono per la mia causa.

Sono commosso da questa fresca campagna di sostegno e solidarietà che come una campana gigante non lascia riposare i media.

Non vedo l'ora di abbracciare mia madre, la mia roccia, il mio esempio di vita e di vivere”..

Ripercorriamo insieme la sua storia e i suoi ultimi anni di libertà.

Chi è Enrico “Chico” Forti

Enrico Forti è nato a Trento l'8 febbraio 1959. Da sempre amante dello sport, dopo aver frequentato l’Isef, si è perfezionato nel windsurf ottenendo riconoscimenti internazionali.

Ma per lui le luci della ribalta si sono accese il 4 giugno 1990 quando ha sbancato il montepremi al Telemike, il quiz televisivo condotto da Mike Bongiorno.

Gli 86 milioni in gettoni d’oro vinti lo hanno infatti portato a coronare il sogno americano. Nel 1992, dopo un breve periodo trascorso a San Francisco, si è trasferito definitivamente a Miami.

E proprio qui, nel giro di pochi anni, è diventato popolare prima come inviato di sport estremi e poi come produttore televisivo. Dopo l’apertura delle porte del successo e l’acquisto di una villa con palme e piscina, si è sposato con la modella americana Heather Crane dalla quale ha avuto tre figli. Questa felicità, però, l’ha pagata a caro prezzo.

 Chico Forti e l’omicidio di Gianni Versace

Il 15 luglio 1997 lo stilista Gianni Versace venne ucciso a colpi di pistola nella sua abitazione di Miami beach. Un’esecuzione per la quale venne arrestato Andrew Cunanan, un gigolò con precedenti penali.

Il movente venne individuato dalla Polizia di Miami nella presunta gelosia di Cunanan nei confronti dello stilista italiano. Un movente credibile. Fin troppo, perché i due nemmeno si conoscevano. Eppure, alcuni testimoni giurarono che accanto al furgoncino di proprietà di Cunanan vi fossero degli abiti simili a quelli indossati proprio dall’assassino di Gianni Versace.

Nove giorni dopo l’omicidio, il guardiano di una house-boat allertò l’FBI sostenendo che un uomo, verosimilmente proprio il gigolò, si trovasse al suo interno.

A seguito di un blitz, quindi, Cunanan venne ritrovato cadavere e la versione ufficiale parlò di suicidio.

Ma quella dinamica venduta ai media non ha mai convinto. Il primo ad avanzare dubbi sulla natura suicidiaria del delitto fu Gary Schiaffo, il detective del Miami Beach Police Department incaricato del caso.

Questi ipotizzò che Cunanan fosse stato ucciso altrove e che solo successivamente fosse stato trasportato sulla house-boat per simulare l'estremo gesto.

Chico, quindi, proprio facendo leva su quei dubbi, decise di ricostruire l’omicidio Versace con un docufilm. Grazie al suo vicino di casa, Thomas Knott, acquistò i diritti sulla house-boat dove Cunanan era stato rinvenuto cadavere.

L’inchiesta firmata Forti andò in onda con il titolo "Il Sorriso della Medusa" e, sulla scorta delle informazioni passategli dal detective Schiaffo, ipotizzò che alcuni membri corrotti della polizia di Miami Beach avessero volutamente coperto l’assassino di Gianni Versace. 

Ma c’è un ulteriore passaggio fondamentale. Chico aveva un altro accordo con Gary Schiaffo. Quest’ultimo, difatti, avrebbe dovuto consegnargli alcune foto del volto tumefatto di Cunanan. Foto che avrebbero dimostrato come quest'ultimo non si fosse suicidato ma che, al contrario, fosse stato ucciso. Il detective venne però meno al suo impegno e questo fece saltare parte del patto economico tra i due.

 Il Pike’s hotel e la truffa ai danni di Chico Forti

Thomas Knott era amico di Tony Pike, proprietario del Pike’s Hotel di Ibiza frequentato negli anni 80 da tutto il jet-set internazionale. I due, presto entrati in loschi affari, decisero di prospettare a Chico l’acquisto dello storico hotel.

Forti, pensando fosse un buon affare, decise di firmare l’accordo. Non sapendo però che, a causa dei debiti contratti, il 95% dell’hotel era gestito da un’altra società. Era appena stato truffato.

L’omicidio di Dale Pike

A gennaio del 1998 Dale Pike, figlio di Tony, perse il lavoro.

Per tale ragione Tony chiese a Chico di trovare un impiego al figlio che aveva aspirazioni cinematografiche. Forti si rese disponibile e pagò ad entrambi il biglietto per arrivare negli Stati Uniti.

Ma, due giorni prima della programmata partenza, Tony decise di far imbarcare solo il Dale.

Il 15 febbraio 1998 Dale Pike atterrò a Miami. Per l’esattezza alle 16.30 con il volo in ritardo di un’ora.

Chico e il giovane Pike, dopo vari annunci effettuati con l’altoparlante dell’aeroporto, riuscirono ad incontrarsi soltanto alle 18.15.

Dale, dopo aver fissato un meeting con Chico per il 18 febbraio, data in cui sarebbe arrivato in città anche il padre Tony, chiese allo stesso di accompagnarlo al Rusty Pellican, lussuoso ristorante di Kay Biscayne.

avrebbe dovuto incontrare alcuni amici di Knott. E, infatti, ad attenderlo c'era un uomo di origine ispanica.

Il 18 febbraio, all’appuntamento fissato, nessuno dei due Pike si presentò.

Difatti, proprio in quella data, Dale era stato ucciso con due colpi di calibro 22 alla nuca nella spiaggia di Sewer Beach.

Il giorno successivo Chico venne convocato al Miami Beach Police Department come persona informata sui fatti. Per metterlo alla prova, la Polizia di Miami gli comunicò falsamente che anche Tony Pike era stato ucciso.

E Chico, spaventato, commise un grave errore: dichiarò di non aver visto Dale al suo arrivo a Miami. Resosi conto di aver sbagliato, il giorno seguente tornò dalla Polizia per raccontare la verità. Ma ormai era troppo tardi. Consegnò così i documenti relativi alla compravendita del Pike's Hotel, pagando così un’altra scelta sbagliata: quella di essersi presentato senza avvocato. Infatti, prima di recarsi al dipartimento di Polizia, Chico chiese consiglio al detective Schiaffo.

Gary Schiaffo – con il quale era entrato in affari per la ricostruzione dell’omicidio Versace – lo aveva rassicurato circa la sua posizione. Ma dopo 14 ore di interrogatorio, Chico forti venne arrestato con l’accusa di frode, circonvenzione di incapace e concorso in omicidio.

L’interrogatorio

Diverse sono le distorsioni compiute quando Chico Forti fu interrogato.

Anzitutto, quando fu fermato quale persona informata sui fatti, non gli furono letti i diritti a lui spettanti: gli è stata taciuta la posizione di indagato e la facoltà di farsi assistere da un avvocato. In palese violazione, quindi, del c.d. Miranda Warning.

In secondo luogo, negli Stati Uniti vige una regola secondo la quale un soggetto è libero di ritrattare le proprie dichiarazioni entro 24 ore da quando le ha rese senza essere passibile di spergiuro. Cosa che Chico fece dopo essersi presentato spontaneamente al distretto. Ma non fu minimamente preso in considerazione.

 Il movente

Il movente è stato individuato nella volontà di Chico di acquistare sottocosto il Pike's hotel. In tal senso, secondo l’accusa Dale – consapevole che il padre era anziano e malato di Aids – sarebbe volato negli Stati Uniti proprio per assicurarsi personalmente che la transazione andasse a buon fine. E Chico non disponendo della cifra richiesta – che si aggirava intorno ai 4 milioni di dollari – avrebbe pianificato la morte di Dale.

L’accusa

Chico forti venne accusato di frode, circonvenzione di incapace e concorso in omicidio. Quanto ai primi due capi di imputazione, i suoi legali riuscirono a smontare l’accusa dimostrando come in realtà, di fatto, Tony Pike possedesse soltanto il 5% del Pike’s Hotel.

Dunque, Chico fu fatto uscire dietro cospicua cauzione dopo 9 giorni. Una cauzione da 10 milioni di dollari. La cauzione più elevata mai chiesta negli Stati Uniti per tale reato. Solitamente, infatti, una bail per frode non supera le decine di migliaia di dollari.

Nonostante l’uscita dal carcere, comunque, pendeva ancora l’accusa di omicidio.

Le prove a carico Chico

L’arma del delitto non è mai stata ritrovata seppur ritenuta compatibile con un calibro 22 acquistata unitamente ad una carabina da Thomas Knott. Per il tedesco, al verde, pagò Chico con la sua carta di credito. Ma per scagionare quest’ultimo non bastò la testimonianza del commesso del negozio che confermò di aver rilasciato la pistola a Knott.

Ad incastrarlo, secondo la Polizia di Miami, sarebbero stati anche dei granelli di sabbia trovati sul gancio di traino dell'auto dopo 45 giorni dal sequestro della stessa. Secondo l'accusa quei granelli provenivano da Sewer Beach, la spiaggia in cui era stato commesso l’omicidio.

Un ulteriore perizia espletata su richiesta della difesa, però, dimostrò come in realtà quella sabbia potesse provenire da una qualsiasi altra zona.

In aggiunta, accanto al corpo, denudato, venne rinvenuta anche una scheda telefonica: le ultime chiamate effettuate da Dale, seppur a traffico zero, erano state rivolte proprio all’utenza di Forti.

Erano state effettuate tra le 17.13 e le 17.18 del 18 febbario quando però Chico e Dale ancora non si erano ancora incontrati.

Nessuna traccia sulla scena del crimine, invece, fu ricondotta a Chico. Niente impronte, niente DNA, niente testimoni, nessuna arma del delitto. Anche l’esame genetico espletato sul guanto rinvenuto accanto al cadavere aveva dato esito negativo.

La condanna di Chico

Nonostante il quadro fortemente indiziario, il 15 giugno 2000 12 giudici popolari della Contea di Miami Bay sentenziarono la colpevolezza del Forti, così condannato all’ergastolo per l’omicidio di Dale Pike.

Gli elementi discutibili della condanna

Il giudice del caso Forti, Victoria Platzer, era stato membro del pool investigativo che aveva indagato sull’omicidio di Gianni Versace. Oltre a lei, anche altri detective che avevano poi indagato sulla morte di Dale Pike. È verosimile credere come un simile dato possa aver pregiudicato la posizione di Chico Forti. Il suo documentario “Il Sorriso della Medusa” aveva infatti indubbiamente minato la credibilità della Polizia di Miami.

Ma non è tutto, Gary Schiaffo – il detective con il quale Chico aveva un accordo economico – collaborò, durante il processo che lo vide imputato, con il Prosecutor Reid Rubin, il corrispettivo del pubblico ministero italiano. E quindi a fianco dell’accusa.

Chi è Veronica Lee?

Veronica Lee è stata un membro della giuria nel processo a carico di Chico Forti.

Dopo 20 anni, in diverse trasmissioni tv, come le Iene e 48 Hours, ha chiesto scusa raccontando le pressioni subite dagli altri giurati affinché si pronunciasse per la colpevolezza di Chico. Fin dall’inizio dei lavori da giurata, carte alla mano, Veronica si era infatti battuta affinché emergesse l’ innocenza del campione di windsurf e per impedire così che andasse incontro ad una condanna ingiusta.

La situazione di Chico oggi

Dopo un ventennio di dubbia detenzione trascorso in Florida, a dicembre 2020 il Ministro degli Affari Esteri Luigi Di Maio ha comunicato l’imminente rimpatrio di Chico. Di Maio ha infatti annunciato che Ron DeSantis, governatore della Florida, ha apposto la firma necessaria per il trasferimento di Chico in Italia (sulla base della Convenzione di Strasburgo del 1983).

Un anno è passato ma, nonostante l’impegno del Governo, il nostro connazionale si trova ancora negli Stati Uniti.

La svolta potrebbe però essere vicina. In occasione dell’ultimo viaggio del Ministro della Giustizia negli USA qualcosa sembra essersi definitivamente mosso.

Lo scorso 16 novembre, infatti, il Ministro Marta Cartabia, in visita a Washington, ha rinnovato all’attorney general Merrick Garland la richiesta di trasferire Chico in Italia, in modo che questi possa continuare a scontare la pena a cui è stato condannato nel nostro Paese.

 

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Dottoressa Anna Vagli, giurista, criminologa forense, giornalista- pubblicista, esperta in psicologia investigativa, sopralluogo tecnico sulla scena del crimine e criminal profiling. Certificata come esperta in neuroscienze applicate presso l’Harvard University. Direttore scientifico master in criminologia in partnership con Studio Cataldi e Formazione Giuridica
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