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Castello di Godego, il papà ha ucciso il figlio di 2 anni perché temeva fosse autistico

“Non sono un mostro, l’ho fatto per evitare a mio figlio un futuro di sofferenze”, così si è giustificato nella sua lettera di addio Egidio Battaglia, l’uomo di 43 anni che prima ha strangolato il figlioletto di due anni, Massimiliano, e poi si è suicidato a Castello di Godego, in provincia di Treviso.
A cura di Antonio Palma
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“Non sono un mostro, l'ho fatto per evitare a mio figlio un futuro di sofferenze”, così si è giustificato nella sua lettera di addio Egidio Battaglia, l’uomo di 43 anni che prima ha strangolato il figlioletto di due anni, Massimiliano, e poi si è suicidato a Castello di Godego, in provincia di Treviso. Alla base della tragedia familiare che ha sconvolto la cittadina trevigiana quindi ci sarebbero le preoccupazioni dell’uomo per le possibili sofferenze del figlio una volta diventato più grande dopo una prima diagnosi che parlava di una possibile forma di autismo. Un’ansia che era cresciuta sempre di più nella testa dell’uomo dopo la notizia arrivata circa due mesi fa ma che in realtà si basava solo su una diagnosi preliminare vista la tenera età del piccolo.

Sul bimbo solo una prima diagnosi di disturbi cognitivi

Gli stessi medici parlavano di possibili disturbi cognitivi per accertare i quali sarebbero serviti ulteriori analisi con il crescere del piccolo. Per Egidio Battaglia però quella prima diagnosi era diventa quasi una ossessione. Per lui il bimbo non aveva speranza di una vita normale. “Non posso pensare a quando io e mia moglie non ci saremo più, e mio figlio sarà da solo e non potrà contare sull’aiuto di nessuno. L’ho fatto per evitare a mio figlio un futuro di sofferenze. Meglio farla finita subito, prima che sia troppo tardi” ha scritto nella missiva ritrovata in casa sua non lontano dal suo corpo senza vita in una pozza di sangue.

“Gli altri non si rendono conto di quanto grave sia la situazione"

Ansie e preoccupazioni che l’uomo covava dentro di sé senza esplicitarle del tutto agli altri nemmeno ai familiari che, pur consapevoli delle preoccupazioni, non immaginavano mai che potesse arrivare a tutto questo. “Gli altri non si rendono conto di quanto grave sia la situazione, io sì” ha ammesso lo stesso 43enne nella missiva. Parole pensate con lucidità e che per gli inquirenti dimostrano che non vi è stato un raptus ma un atto pianificato. Egidio Battaglia avrebbe atteso l’uscita della moglie per andare al lavoro per mettere in atto il su piano. Quando il padre e nonno del piccolo ha lanciato l’allarme probabilmente i due erano già morti da tempo.

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