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La morte di Luca Ventre in Uruguay

Caso Ventre: segni di soffocamento sul corpo, ma l’autopsia parla di “sindrome da delirio agitato”

Sono 4 i rilievi che fanno pensare che Luca Ventre sia morto per soffocamento, “tuttavia, avendo informazioni che è arrivato vivo in Ospedale, possiamo escludere questa causa di morte”, scrive il medico legale della Procura uruguaiana, che parla di “sindrome da delirio agitato”. Fanpage pubblica in esclusiva l’autopsia finale uruguaiana, in attesa di quella che verrà fatta in Italia, quando la salma verrà finalmente trasferita.
A cura di Stela Xhunga
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A uccidere Luca Ventre sarebbe stata una "sindrome da delirio agitato" e non i 14 minuti passati con il collo sotto il braccio di un poliziotto uruguaiano all'interno del cortile dell'ambasciata italiana. È quanto ipotizza Natalia Bazán Hernández, il medico legale incaricato dalla Procura uruguaiana per ultimare l'autopsia sul corpo di Luca Ventre, l’italiano morto la mattina dell’1 gennaio 2021 a Montevideo, Uruguay, dopo essersi introdotto nell’ambasciata italiana. "Durante l'autopsia, non sono stati trovati reperti macroscopici per spiegare la morte", scrive il medico, sebbene qualche riga più sopra ammetta la presenza di "segni di sindrome asfittica aspecifica". Segni che tuttavia non ritiene di prendere in considerazione. Ma andiamo con ordine.

Luca ha assunto cocaina ma "non è possibile formulare ulteriori commenti"

Dice l'autopsia:

"Nei campioni inviati per lo studio tossicologico è stata rilevata presenza di metaboliti della cocaina nelle urine e nel sangue. Ciò dimostra che c'è stato un consumo recente di detta sostanza prima della morte. Poiché la quantificazione richiesta non è stata effettuata, non è possibile formulare ulteriori commenti. Non è stato rilevato alcool nel sangue".

Pur non potendo quantificare la dose di stupefacenti nel corpo di Luca, il medico rimane possibilista e aggiunge:

"Tuttavia, in riferimento all'intossicazione da cocaina, come affermato, la non quantificazione di questa sostanza nel sangue non consente ulteriori considerazioni riguardo al suo impatto diretto sulla causa della morte".

Quanto ai farmaci somministrati all'uomo una volta in ospedale, ad oggi, ancora non si sanno quantificare le dosi, al punto che il medico dispone di un ulteriore accertamento, ma esclude che i farmaci possano avere causato la morte, e lo fa, per sua stessa ammissione, "in linea di principio".

Ben 4 segni interni di sindrome di asfissia

Sono 4 i segni interni compatibili con sindrome e morte da asfissia rilevati nell'autopsia:

1) Sangue fluido e scuro: la fluidità è attribuita alla rapidità della morte, nonché ad un incremento delle attività fibrinolitiche; il colorito scuro del sangue è attribuito alla desaturazione di ossigeno e rende ben evidente l’intensa congestione, per iperemia da stasi, dei visceri (fa eccezione la milza, la quale può apparire anemica in seguito a splenocontrazione provocata da iperincrezione adrenalinica).

2) Stasi sanguigna nel territorio della metà destra del cuore, in conseguenza della paralisi ventricolare destra che precede l’arresto cardiaco.

3) Macchie di Tardieu: ecchimosi puntiformi sottosierose (o petecchiali), in particolare sottopleuriche viscerali e sub-epicardiche, ma anche in corrispondenza dell’epiglottide, della laringe, del tubo digerente e soprattutto in sede sottocapsulare timica: sono dovute all’aumento della pressione del sangue ed alla maggiore labilità della parete vasale determinata dalla iperadrenalinemia, nonché alla pressione negativa da iper-espansione toracica che s’instaura nella fase di dispnea inspiratoria in assenza di penetrazione di aria nei polmoni.

4) Congestione dei visceri (eccettuata, come s’è detto, la milza) da aumento della massa ematica in essi circolante, dalla splenocontrazione, dall’espulsione del sangue dai vasi che decorrono nei muscoli durante il periodo delle contrazioni.

Insomma, i rilievi fanno pensare alla morte per soffocamento, "tuttavia, avendo informazioni che è arrivato vivo in Ospedale, possiamo escludere questa causa di morte", scrive il medico legale della Procura uruguaiana. E ipotizza un'altra pista.

"Sindrome da delirio agitato"

In assenza di risultati che spieghino la morte e l'esito dello studio tossicologico, il medico definisce come "probabile causa di morte" l'agitazione psicomotoria di Luca, aumentata dall'assunzione di cocaina prima e dalla manovra di "riduzione" poi del poliziotto:

"Sebbene si consideri che le manovre di restrizione (ndr. del poliziotto) non abbiano causato direttamente morte, non è noto se lo schema di eccitazione fosse presente prima dell'arresto o se sia stato innescato da esso".

La letteratura medica riferisce casi di "sindrome da delirio agitato" che rispondono tutti più o meno a questo schema: prima di morire, il soggetto, preda di un delirio agitato, si scontra ed aggredisce qualcuno (come in questo caso, ipotizza il medico uruguaiano, Luca avrebbe fatto con la polizia prima e il personale medico poi). Ciò fa sì che si renda necessario contenere con "manovre di restrizione" il soggetto, il quale, finito "lo scontro", immobilizzato, nel giro di pochi minuti ha un arresto cardio-respiratorio, e a nulla serve rianimarlo. La morte in questi casi è solitamente causata da un'aritmia prodotta da uno stato iperadrenergico innescato dall'eccitazione e dal combattimento durante la "restrizione", nonché dalle alterazioni dei livelli di potassio e dagli effetti di farmaci stimolanti, come la cocaina assunta da Luca, sebbene non si sappia in quale quantità e quanto prima di introdursi in ambasciata. Scrive il medico:

"In questo caso non conosciamo gli antecedenti patologici, a volte queste dinamiche si associano a stati maniacali in soggetti che hanno una storia di patologia psichiatrica grave. Pertanto, i dati forniti dalla storia clinica (paziente con grande eccitazione psicomotoria), l'assenza di risultati dell'autopsia che spieghino la morte e l'esito dello studio tossicologico suggeriscono come ipotesi più probabile che la causa della morte sia collegata all'agitazione psicomotoria, nel contesto del consumo di cocaina e di manovre di contenzione fisica subito dal soggetto".

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Se fosse morto per asfissia, Luca sarebbe prima svenuto, ma per agenti e medici era "iperattivo"

Secondo le informazioni fornite durante le manovre di riduzione, la persona è stata posta in posizione prona, con compressione del collo forebrachiale. Tenendo presente i meccanismi fisiopatologici che causano la morte in questo tipo di compressioni cervicali, la ricostruzione medica che dice che il soggetto sia arrivato in ospedale vivo e il quadro di intensa eccitazione psicomotoria, negano che la morte sia stata causata direttamente dalle misure di restrizione.

Il medico dunque esclude che a provocare la morte di Luca Ventre siano stati i 14 minuti passati sotto il braccio del poliziotto durante la manovra di restrizione, perché:

"I meccanismi fisiopatologici che determinano le morti per strangolamento da avambraccio avrebbero causato arresto cardio-respiratorio durante l'applicazione delle misure di restrizione mediante stimolazione dei barocettori a livello del collo o perdita di coscienza e coma per ipossia cerebrale dovuta all'occlusione del collo dei vasi, condizioni, queste, che non sono state riscontrate nella ricostruzione medica".

Dunque, in definitiva, se fosse morto per strangolamento Luca sarebbe svenuto già in ambasciata, cosa che non è stata dichiarata da nessuno degli interrogati. Giova ricordare che i video dell'ambasciata e dell'esterno dell'ospedale mostrano il corpo di Luca che cade a peso morto a più riprese, inerme. Dall'Italia, gli inquirenti aspettano il trasferimento della salma, più volte ritardato dalla Procura di Montevideo, per poter disporre di un'ulteriore autopsia. Più passano i giorni, però, più diventa complicato condurre un'altra autopsia più approfondita. E dalla morte di Luca Ventre sono già passati 39 giorni.

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