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Caso Gessi Rossi, 5 indagati per traffico illecito di rifiuti: ispezioni e perquisizioni a tappeto

Le prime mosse della Procura della Repubblica di Firenze nell’ambito dell’inchiesta che cerca di fare luce sul caso dello smaltimento dei “Gessi rossi” in regione, un rifiuto industriale che andrebbe trattato adeguatamente e poi smaltito in discarica ma che sarebbe stato utilizzato per riempire le cave esaurite, facendo passare l’intervento per un ripristino ambientale e morfologico di ex cave nel Grossetano.
A cura di Antonio Palma
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Cinque persone indagate per il reato di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti e ispezioni e perquisizioni a tappeto presso le sedi legali ed operative di società ed enti a vario titolo coinvolti nella vicenda dei “Gessi rossi” in Toscana. Sono queste le prime mosse della Procura della Repubblica di Firenze nell’ambito dell’inchiesta che cerca di fare luce sul caso dello smaltimento dei “Gessi rossi” in regione, un rifiuto industriale che andrebbe trattato adeguatamente e poi smaltito in discarica ma che sarebbe stato utilizzato per riempire le cave esaurite, facendo passare l'intervento per un ripristino ambientale e morfologico di ex cave nel Grossetano. L’inchiesta, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Firenze, in particolare cerca di fare luce sugli scarti industriali prodotti nello stabilimento chimico di Scarlino (Grosseto) dalla Venator Italy Srl e poi utilizzati dell'ex sito di cava di Montioni a Follonica, sempre nel Grossetano. Oltre alle cinque persone fisiche, nell’inchiesta contestato l'illecito amministrativo a tre distinte persone giuridiche per la responsabilità amministrativa dell'ente per reati ambientali.

Su ordine del sostituto procuratore della Dda Giulio Monferrini, dalle prime ore di oggi i carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Grosseto, con il supporto di circa 30 unità del Gruppo Carabinieri per la Tutela Ambientale e la Transizione Ecologica di Roma e dei Comandi Provinciali di Grosseto e Padova, hanno fatto scattare una serie di perquisizione e di ispezione a tappeto per la ricerca e l'eventuale acquisizione di ulteriori prove a riscontro delle conclusioni della Commissione Parlamentare d'inchiesta sui Gessi rossi. Sulla gestione dei Gessi Rossi nello scorso mese di marzo, infatti, era stata avviata una inchiesta da parte della Commissione Parlamentare per accertare presunte attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. "Il rilascio nei terreni di Solfati, Cloruri, Manganese, Nichel, Cromo e Ferro, che possono essere considerate traccianti dei gessi rossi, ha portato nel tempo – per lisciviazione – alla contaminazione delle acque sotterranee monitorate con la rete dei piezometri di controllo intorno alla cava di Poggio Speranzona" ha afferma la commissione Ecomafie. Risultanze che avevano già portato a una serie di perquisizioni dei carabinieri, scattate a settembre tra Scarlino, Follonica, Grosseto, Milano, Padova e Roma, presso le sedi legali ed operative di società ed enti coinvolti.

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La procura sospetta una non conformità del rifiuto "gesso rosso” per il recupero ambientale e morfologico della ex cava di Montioni. In alcuni campioni prelevati nelle scorse settimane, infatti, è emersa la presenza di elementi inquinanti in concentrazioni superiori ai limiti di legge, con potenziale rischio di grave danno per suolo e falde acquifere. Nel corso delle diverse perquisizioni, i carabinieri del Noe di Grosseto hanno sequestrato moltissima documentazione anche informatica che ora sarà analizzata nel dettaglio. Altri elementi utili all’inchiesta arriveranno dalle analisi sui campioni che sono stati prelevati con sondaggi e carotaggi a varie profondità nell'area di cava . Raccolti anche campioni delle materie prime impiegate nel processo produttivo dei Gessi rossi e delle acque di processo e di scarico.

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