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Caso Cucchi, condannati per falso il maresciallo Roberto Mandolini e il carabiniere Francesco Tedesco

La corte di appello di Roma ha condannato a tre anni e sei mesi il maresciallo Roberto Mandolini e a 2 anni e 4 mesi il carabiniere Francesco Tedesco nell’ambito del processo di appello bis sul pestaggio di Stefano Cucchi. I due erano accusati di falso.
A cura di Davide Falcioni
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Stefano Cucchi
Stefano Cucchi

La corte di appello di Roma ha condannato a tre anni e sei mesi il maresciallo Roberto Mandolini e il carabiniere Francesco Tedesco a 2 anni e 4 mesi nell'ambito del processo di appello bis sul pestaggio di Stefano Cucchi. La pronuncia arriva a poche ore dalla prescrizione che scatta alla mezzanotte di oggi. I due erano accusati di falso.

Per Mandolini il procuratore generale aveva chiesto di confermare la condanna di primo grado a tre anni e otto mesi; per Tedesco, che con le sue dichiarazioni ha fatto riaprire le indagini sul caso, è stata invece chiesta l'assoluzione: fu lui infatti il primo a parlare di pestaggio e a fare luce sui fatti accaduti nella caserma Casilina la notte dell’arresto di Cucchi.

Chi è il maresciallo Roberto Mandolini

Il maresciallo dei Carabinieri Roberto Mandolini all'epoca dei fatti era il comandante della stazione Appia, dove fu portato Cucchi dopo il fermo. Secondo l’accusa (che aveva chiesto otto anni di carcere) Mandolini avrebbe falsificato il verbale d’arresto che – fra le altre cose – attestava un fotosegnalamento mai avvenuto.

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Secondo il testimone chiave, il collega Francesco Tedesco, la sera del 15 ottobre del 2009 "quando arrivammo alla caserma Appia in ufficio il verbale era già pronto e il maresciallo Roberto Mandolini mi disse di firmarlo. Cucchi non volle firmare i verbali". Secondo il PM Giovanni Musarò quel verbale falsificato fu il primo atto del depistaggio che servì a coprire il violentissimo pestaggio di cui fu vittima Stefan Cucchi. Nella sua requisitoria il pubblico ministero disse che il geometra romano "fu portato in carcere perché il maresciallo Mandolini scrisse nel verbale di arresto che era un senza fissa dimora. Ma lui era residente dai genitori, senza quella dicitura forse sarebbe finito ai domiciliari e oggi non saremmo qui. Questo giochetto gli è costato la vita. Il verbale di arresto è il primo atto di depistaggio di questa vicenda, perché i nomi di Tedesco, Di Bernardo e D’Alessandro non sono nel documento".

Stando a quanto riferito da Tedesco Mandolini l'avrebbe minacciato: "Prima di andare dal pm per essere sentito dissi a Mandolini ‘ma ora cosa devo fare?' e lui mi rispose ‘non ti preoccupare, ci penso io, devi dire che (Cucchi, ndr) stava bene. Devi seguire la linea dell’arma se vuoi continuare a fare il carabiniere'". Successivamente alla morte di Cucchi – ha riferito il maresciallo Antonio Speranza– Mandolini aveva fatto redigere una nota di servizio. In quell’annotazione Speranza scrisse che il geometra romano "era in stato di escandescenza".

A Mandolini tuttavia non andava bene: "Quando lesse la nota di servizio disse che non andava bene e che avrei dovuto cestinarla perché avremmo dovuto redigerne una seconda in sostituzione della prima. Il contenuto di tale annotazione fu dettato da Mandolini". Essa recitava così: "È doveroso rappresentare che, durante l’accompagnamento, il pervenuto non lamentava nessun malore, ne faceva alcuna rimostranza in merito". Secondo i magistrati tuttavia Cucchi era già stato brutalmente picchiato dai carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro.

Lo scorso 4 aprile la Corte di Cassazione aveva disposto un nuovo processo di secondo grado per Mandolini e Tedesco nel corso dell'udienza al termine della quale i giudici avevano reso definitiva la condanna a 12 anni di carcere per i carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D'Alessandro, accusati di omicidio preterintenzionale.

Ilaria Cucchi: "Per anni il maresciallo Mandolini si è sentito intoccabile"

Intervistata da Cusano Italia Tv, all'inizio di luglio Ilaria Cucchi aveva commentato: "Il maresciallo Roberto Mandolini è stato colui che si è sentito talmente intoccabile da continuare per anni a offendermi sui social raccontando la sua verità con la sua divisa piena di stellette". Per questo, aveva aggiunto la sorella di Stefano Cucchi in quell'occasione "mi auguro che Mandolini non la faccia franca. Vado avanti con la forza che mi danno tutti quei romani che quotidianamente incontrandomi mi dicono ‘daje Ilaria'. Intanto la sentenza resa definitiva dalla Corte di Cassazione, con tanto di motivazioni, è importantissima perché ai due responsabili del pestaggio e della morte di mio fratello sono state tolte le attenuanti e poi perché questa sentenza non è importante solo per Ilaria Cucchi e per la sua famiglia, ma diventa importante per tutti coloro che hanno diritto di credere in una giustizia che sia davvero giusta e uguale per tutti".

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