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Carcasse di lupi, grifoni e corvi imperiali: animali avvelenati nel Parco Nazionale d’Abruzzo

Carcasse di animali avvelenati sono state scoperte da volontari e Forestali nel Parco Nazionale d’Abruzzo. Si tratta di lupi, corvi e grifoni che avrebbero ingerito bocconi con stricnina.
A cura di Chiara Ammendola
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Le carcasse di un lupo e di un grifone (foto Rewilding Apennines)
Le carcasse di un lupo e di un grifone (foto Rewilding Apennines)

Continua ad aumentare il bilancio degli animali morti avvelenati nel Parco Nazionale d'Abruzzo. La denuncia arriva dall'associazione Rewilding Apennines che ha fotografato e poi diffuso le immagini delle carcasse di lupi, grifoni e corvi rinvenuti nel territorio di Cocullo, in Provincia dell’Aquila.

Dura l'accusa delle associazioni animaliste che puntano il dito contro il bracconaggio e soprattutto i cercatori di funghi. La vicenda è stata segnalata alle forze dell'ordine che hanno rinvenuto ulteriori carcasse di animali nei giorni successivi. Nel dettaglio durante le attività di monitoraggio e controllo i Carabinieri Forestali e il Servizio di Sorveglianza del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise hanno rinvenuto le carcasse di 9 lupi, 5 grifoni e 2 corvi imperiali, che è stato chiarito, sono morti per avvelenamento. 

Gli animali uccisi sono stati ritrovati tutti nel territorio di Cocullo, in Provincia dell’Aquila, all'esterno delle aree protette ma nell’importante corridoio ecologico che unisce il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e il Parco Naturale Regionale Sirente Velino, dove spesso è stato avvistato anche l'orso bruno marsicano.

Stando a quanto riportato dalla stessa associazione sarebbero state poi rinvenute molte esche avvelenate, bocconi piccoli, di un chilo o mezzo chilo, così da poter essere ingeriti interamente dall'animale di turno. All'interno stricnina. Gli inquirenti che hanno raccolto la denuncia dei volontari non escludono che possano esserci i pescatori di frodo, tartufai ai quali in questo periodo è vietata la raccolta, dietro gli avvelenamenti. Occhi puntati però anche sugli allevatori di bestiame

Le indagini sono aperte e vanno avanti. Intanto, diverse associazioni ambientaliste hanno inviato una lettera alle autorità nazionali, regionali e locali, competenti in materia ambientale e di polizia giudiziaria, per chiedere con forza, azioni incisive, di prevenzione del fenomeno.

Le stesse associazioni ricordano che "lo spargimento di bocconi avvelenati o carcasse con veleno sul territorio è una pratica criminale che deve essere combattuta e condannata e che rappresenta una minaccia per la sicurezza, non solo della fauna selvatica, ma anche dell’uomo e degli animali da compagnia".

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