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Bologna, infermiera aggredita dal figlio di un paziente al pronto soccorso: “Lividi e abrasioni”

Ennesimo caso di violenza nei confronti del personale sanitario all’ospedale Maggiore di Bologna: una infermiera di 27 anni è stata aggredita dal figlio di un paziente al pronto soccorso, provocandole lividi e abrasioni guaribili in 7 giorni. Il ragazzo è stato denunciato mentre l’Azienda USL di Bologna e la Regione Emilia-Romagna hanno deciso di intervenire: dall’inizio dell’anno si sono registrati 7 casi simili.
A cura di Ida Artiaco
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Paura per una infermiera di Bologna, aggredita dal figlio di un paziente che stava curando al pronto soccorso dell'ospedale Maggiore. L'uomo, un ragazzo sui 30 anni di origine campana, sentendo il papà 55enne lamentarsi per il dolore per le lesioni riportate in seguito ad un incidente stradale, si è scaraventato contro la donna che stava per fare al paziente una iniezione di antidolorifico. È successo lo scorso lunedì, 16 settembre: la vittima, 27 anni, ha riportato lividi e abrasioni, considerate guaribili in 7 giorni. Sul posto sono intervenuti i carabinieri, che hanno denunciato il 30enne per interruzione di pubblico servizio. A sua volta la sanitaria potrebbe denunciarlo per le lesioni subite.

Non è la prima volta che a Bologna e provincia si verificano eventi del genere. Anzi, le aggressioni nei confronti del personale sanitario stanno diventando sempre più frequenti. Dall'inizio dell'anno se ne contano almeno sette, al punto che l'Azienda USL di Bologna e la Regione Emilia Romagna hanno deciso di contrastare quello che sta diventando un vero e proprio fenomeno, mettendo a punto uno specifico piano per la sicurezza, già presentato alle organizzazioni sindacali durante l'ultimo incontro del tavolo permanente istituito per fare fronte comune contro il problema. Come si legge in una nota dell'Ausl, tra le novità messe in campo ci sono una polizza assicurativa, l'offerta di patrocinio legale e la denuncia per interruzione di pubblico servizio a favore degli operatori sanitari, in particolare per chi lavora nei pronto soccorso, nelle strutture di salute mentale, assistenza domiciliare, 118 e front office. L'Azienda sanitaria inoltre proseguirà nell'organizzazione di percorsi formativi, tenuti anche da agenti di Polizia, sulla capacità di individuare gli utenti potenzialmente aggressivi, adottare comportamenti raccomandati ed applicare misure volte alla riduzione della tensione e dell’aggressività.

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