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Bimbo morto dopo aver bevuto candeggina, la mamma indagata per omicidio colposo. Sequestrati cellulari

La mamma del bimbo morto lo scorso 17 settembre dopo aver ingerito candeggina per errore è ora indagata per omicidio colposo. Gli inquirenti stanno investigando anche sull’ipotesi di istigazione al suicidio e stalking.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Dopo la morte del bimbo di 6 anni che lo scorso 18 luglio era stato ricoverato in gravi condizioni di salute all'ospedale di Bari per aver ingerito della candeggina scambiata accidentalmente per acqua, la procura ha aperto un'inchiesta a carico della madre. Il decesso si è verificato sabato 17 settembre: il piccolo era stato ricoverato nel mese luglio insieme alla madre, ma il suo bollettino medico non è mai migliorato.

Mamma e figlio furono portati in pronto soccorso insieme subito dopo il fatto: la donna aveva infatti tentato il suicidio in un momento di estremo panico dopo essersi accorta che il bimbo aveva ingerito la candeggina per errore. A chiamare i soccorsi furono alcuni passanti che videro il corpo della giovane madre sull'asfalto. In un primo momento gli inquirenti ipotizzarono che la donna potesse aver avvelenato il bimbo prima di tentare di togliersi la vita, ma lei smentì la ricostruzione qualche giorno dopo l'ingresso in ospedale.

Con il decesso del minore, però, gli inquirenti vogliono vederci chiaro. La donna è ora indagata per omicidio colposo dopo l'apertura di un fascicolo in seguito all'esposto presentato dai familiari del bimbo morto lo scorso 17 settembre. Sul corpo del bambino sarà effettuata l'autopsia: l'esame è previsto per il 27 settembre prossimo.

Si indaga anche sull'ipotesi di istigazione al suicidio e stalking: sono infatti stati sequestrati tre cellulari, due al padre e uno alla madre del piccolo. Gli investigatori hanno inoltre acquisito anche il diario della donna. L'obiettivo è quello di far luce sugli avvenimenti di due mesi fa.

La mamma della vittima è stata ascoltata in procura proprio nei giorni scorsi: si tratterebbe del primo colloquio dopo quello avuto in ospedale. La donna aveva infatti raccontato la sua versione dei fatti qualche giorno dopo il ricovero, quando le sue condizioni di salute le avevano permesso di parlare con gli agenti per spiegare quanto accaduto il pomeriggio del 18 luglio.

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