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Bimbo di 6 anni beve acqua senza il suo permesso, patrigno lo massacra di botte: condannato a 10 anni

Condannato un 25enne marocchino residente a Torino. Ha picchiato il figliastro “colpendolo con forti pugni allo stomaco dopo avergli legato le mani dietro la schiena con una sciarpa”. Inizialmente anche la madre aveva cercato di raccontare un’altra versione dei fatti.
A cura di Biagio Chiariello
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Avrebbe bevuto dell’acqua senza chiedergli prima il permesso. Per questo motivo il patrigno lo ha massacrato di botte.

Nell'aprile dello scorso un marocchino di 25 anni, residente a Torino, era stato arrestato con l'accusa di tentato omicidio e maltrattamenti in famiglia per avere colpito ripetutamente a pugni nello stomaco un bambino di sei anni, figlio della sua compagna, provocandone il ricovero all'ospedale Regina Margherita lo scorso gennaio.

Ora per l’uomo è arrivata la condanna a dieci anni di carcere.

Sono stati tanti gli episodi che hanno portato a questa sentenza. Ma quello più brutale risale appunto a un anno e mezzo fa, quando l’imputato aveva massacrato di botte il figliastro "colpendolo con forti pugni allo stomaco dopo avergli legato le mani dietro la schiena con una sciarpa".

Il piccolo era stato poi salvato dai medici con un intervento chirurgico ma era stato lo stesso personale sanitario a segnalare che qualcosa non andava, in particolare con combaciava con quanto raccontato dalla madre, ossia che era "caduto dalle scale".

Così gli inquirenti avevano deciso di vederci chiaro, tanto che la procura con un provvedimento d’urgenza riesce a piazzare una microspia nella camera d’ospedale del bambino. Le parole dell’uomo mentre si raccomanda con il figliastro e cerca di convincerlo a rimanere in silenzio sono inequivocabili:

"Tu adesso puoi fare tutto quello vuoi, non mi devi più chiedere nulla, ok? Perché io ti voglio bene e non voglio che tu stia male. Quello che tu vuoi, puoi farlo: andare dalla nonna, al mare, al parco, in piscina. Puoi fare quello che vuoi, basta che quando ti chiedono cosa è successo, dici che sei caduto dalle scale".

Successivamente anche la madre aveva ammesso che il bambino veniva continuamente maltrattato dal compagno, come del resto anche lei stessa, anche mentre era incinta del secondo figlio.

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