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Covid 19

Bassetti sul Covid: “Virus diverso da quello del 2019, a fine febbraio non sarà più un problema”

L’intervista di Fanpage.it a Matteo Bassetti, direttore della clinica malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova: “Se i numeri della Cina sono veri, anche in Italia credo che a distanza di tre anni potremmo decretare con la fine del prossimo mese di febbraio la fine definitiva del problema pandemico. Chi pensa ancora di mantenere misure di sicurezza si sbaglia, si rasenta il ridicolo”.
Intervista a Dott. Matteo Bassetti
direttore della clinica malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova.
A cura di Ida Artiaco
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"Il Covid che c'è oggi non è quello del 2019: credo che a fine febbraio ci sarà anche la fine del problema pandemico, almeno in Italia".

Così, Matteo Bassetti, direttore della clinica malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova, ha spiegato in una intervista a Fanpage.it quale è la situazione Covid in Italia e nel mondo a circa tre anni dall'inizio dell'emergenza sanitaria.

Dott. Bassetti, cosa ci dicono i dati degli ultimi giorni sul Covid?

"Io credo che, se i numeri che provengono dalla Cina sono veri, e cioè che ci dicono che in qualche modo l'ondata delle infezioni si sta esaurendo dopo che c'è stato il contagio di circa un miliardo di persone, a distanza di tre anni potremmo decretare con la fine del prossimo mese di febbraio la fine definitiva del problema pandemico.

Da noi in qualche modo è già finito per come lo abbiamo vissuto negli ultimi 3 anni. È evidente però che "finito" non vuol dire che non avremo più infezioni da Sars-Cov-2, anzi le continueremo ad avere per i prossimi anni e decenni, ma si verificheranno in una popolazione capace di difendersi da questo virus grazie a vaccinazioni e guarigioni. Non avremo più le forme gravi che avevamo prima. Poi è chiaro che questo potrebbe non essere vero per alcuni, come gli ultrafragili e chi non ha fatto i richiami, ma complessivamente non è più quella malattia che ci metteva così in difficoltà".

È una malattia diversa da quella che abbiamo visto all'inizio?

"Sì, oggi il Covid non è più quello del 2019. Non lo era già nel 2022, e in questo 2023 è ancora diverso, lo si vede anche senza essere un esperto. Gli ospedali si stanno svuotando, chi è positivo dopo 2 o 3 giorni vede i sintomi esaurirsi, quindi oggi è diventato il sesto Coronavirus che può provocare infezione delle vie respiratorie. Non dimentichiamoci che noi abbiamo altri Coronavirus che causano il raffreddore comune ma anche la polmonite, comunque infezioni che il nostro sistema immunitario oggi sa gestire.

Quando qualcuno mi telefona dicendomi che ha il Covid gli dico che è meglio per lui/lei che aver preso l'influenza o il virus sinciziale. Dico questo perché mentre per il Covid abbiamo conoscenze fresche, lavori scientifici, studi, farmaci di tutti i tipi, la situazione è molto diversa rispetto a quella di 3 anni. Possiamo dire che oggi non è più un problema".

Non è quindi d'accordo con il parere dell'Oms di far restare la pandemia una emergenza di sanità pubblica internazionale?

"Io credo che l'Oms lo abbia fatto per la situazione cinese, che in qualche modo ci mette ancora in guardia. Infatti credo che sia stata corretta la decisione del ministro Schillaci di prorogare l'obbligo di tampone per gli arrivi dalla Cina per un altro mese. Non credo stia parlando della situazione italiana e occidentale, altrimenti non sarebbe giusto. Non siamo più in emergenza per il Covid né dobbiamo più esserlo.

Se qualcuno pensa che sia giusto mantenere ancora alcune misure, allora sbaglia di grosso. Si rasenta il ridicolo".

In Francia è stato eliminato l'isolamento per i positivi. Crede che a breve succederà anche in Italia?

"Mi auguro lo toglieremo anche noi. Anche perché chi ha l'influenza può andare in giro, se invece si ha il Covid si deve stare in isolamento. Non ha senso. Io credo sia arrivato il momento di mettere tutti i virus respiratori sullo stesso piano. In questo modo si faranno meno tamponi e ci riabitueremo alla vita di sempre.

Guardiamo al festival di Sanremo, per esempio: l'anno scorso era la kermesse della produzione di tamponi, con migliaia di test al giorno. Il fatto che quest'anno tornerà ad essere lo stesso di sempre, rende anche ragione di un modo diverso di vedere il mondo. Mi auguro che sarà lo specchio dell'Italia in cui non si fanno più tamponi".

Se la pandemia sta finendo, cosa rimarrà di questa emergenza in futuro?

"Rimarrà la vittoria del mondo della scienza. Se avvolgiamo il nastro e andiamo indietro di tre anni, nessuno avrebbe potuto pensare che in 8 mesi avremmo avuto un vaccino e che in un anno e mezzo avremmo avuto miliardi di persone vaccinate e che tornassimo ad avere la vita di prima.

Se abbiamo potuto farlo è perché la scienza ci ha dato tanto. Così abbiamo potuto vincere presto questa battaglia. Ma ci lascia anche una quantità di vaccini importante e con tecnologie diverse che soprattutto le persone fragili e anziane dovranno imparare a fare come si fa con l'influenza, magari con quelli aggiornati. L'unica differenza è capire quando fare questo richiamo vaccinale, io credo sempre tra settembre e ottobre".

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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