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Bari, scarcerato presunto stupratore: la dottoressa violentata ha denunciato troppo tardi

La denuncia è stata presentata troppo tardi, quindi il Tribunale del Riesame di Bari ha disposto la scarcerazione del presunto aggressore, un 51enne a cui i giudici hanno concesso i domiciliari con braccialetto elettronico per il solo reato di stalking.
A cura di Susanna Picone
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La dottoressa barese che ha detto di essere stata violentata mentre era in servizio in una guardia medica ha presentato denuncia troppo tardi e, per questo motivo, il Tribunale del Riesame di Bari ha disposto la scarcerazione del presunto aggressore, il 51enne M. Z. di Acquaviva delle Fonti (Bari). L’uomo era stato arrestato lo scorso 13 novembre e ora i giudici gli hanno concesso i domiciliari con braccialetto elettronico (resterà detenuto fino a quando questo non sarà disponibile) per il solo reato di stalking per il quale la misura cautelare della custodia in carcere viene ritenuta eccessiva. La presunta violenza sessuale nei confronti della dottoressa risale al dicembre 2016 ma la donna l'ha denunciata solo 9 mesi più tardi. Quindi il reato è ritenuto improcedibile dal Tribunale perché, anche se “i fatti in contestazione possono essere valutati come realmente accaduti” – hanno spiegato i giudici del Tribunale del Riesame – la querela doveva essere presentata entro sei mesi dal fatto.

Gli atti persecutori nei confronti della dottoressa iniziati nell'ottobre 2016 – Secondo quanto ricostruito dalla Procura di Bari, la dottoressa sarebbe stata vittima di “un'opera di lenta e crescente persecuzione, – si legge nell'imputazione – arrivando a maturare una vera e propria ossessione” nei suoi confronti. Gli atti persecutori sarebbero iniziati nell'ottobre 2016 e avrebbero costretto nei mesi successivi la dottoressa a cambiare tre diverse sedi di lavoro fino a quando, temendo per la propria incolumità, ha deciso – nel settembre scorso – di sporgere denuncia contro l'uomo. L’aggressore si era invaghito della dottoressa e aveva iniziato a perseguitarla con messaggi e telefonate per più di anno, arrivando a violentarla nell'ambulatorio dove prestava servizio come guardia medica e a minacciarla di morte.

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