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Bari, immigrata picchiata dal branco in strada. “Mi ha insultata anche un’infermiera dell’ambulanza”

Una donna di origini ivoriane, ma da trent’anni residente in Italia, è stata picchiata in una strada di Bari da un gruppo di donne e uomini. Solo dopo molto due persone sono intervenute per soccorrerla.
A cura di Davide Falcioni
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Edith Tro, una donna originaria della Costa d'Avorio ma da trent'anni residente a Bari, dove lavora nel settore della ristorazione sui treni, è l'ennesima vittima di un episodio di razzismo: sei giorni fa poco prima delle 19 è stata aggredita con calci e pugni nel cuore di una delle strade più frequentate di Bari senza che nessuno intervenisse in suo soccorso. All'aggressione hanno preso parte diverse persone ed è stata Edith stessa a raccontarne i particolari a Telebari: "Lo scorso mercoledì 20 febbraio tornavo a casa da lavoro a piedi nel sottopasso Duca degli Abruzzi, parlando al telefono quando ho dovuto chiedere più volte ‘permesso' per superare un gruppo di cinque, forse sei donne di età compresa tra 25 e 50 anni, che parlavano in dialetto urlando".

Edith ha quindi deciso di aggirare il gruppo, ma dopo averlo fatto è stata prima insultata con il ‘classico' "torna al tuo paese", poi anche picchiata. A darle il primo pugno è stata una donna, ma poi a lei si sono aggiunti due uomini che hanno proseguito. "In trent'anni in Italia non mi era mai successa una cosa simile – racconta Edith – Non sono una ragazza, quindi ne ho viste tante. Riconosco le battute che mi fanno al lavoro, quando mettono in dubbio che io possa essere stata assunta con un concorso. Ma sono persone isolate: dell'ira e della violenza del branco, invece, c'è da avere paura".

Il primo ad aiutare la donna sono stati un benzinaio e suo figlio, che hanno messo in fuga gli altri aggressori. Prima del loro intervento, e di quello della polizia pochi minuti dopo, nessuno aveva soccorso Edith. Come se non bastasse anche un'infermiera dell'ambulanza avrebbe messo in dubbio la ricostruzione della donna "insinuando che volessi andare in ospedale solo per godere dell'infortunio sul lavoro. Diceva che dovevo solo ringraziare se stavo lavorando. Se dicevo che avevo preso colpi dappertutto, mi rispondeva che non poteva mica farmi i raggi dalla testa ai piedi. Si è arrabbiata perché le ho detto che secondo me si trattava di un'aggressione a sfondo razziale, sostenendo che non potevo dirlo visto che anche gli immigrati parlano in dialetto". Sulla vicenda indagano i carabinieri.

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