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Atleta uccisa da fulmine in gara: corsa sospesa ma non era stata avvertita, è polemica

Quando è stata colpita dal fulmine che l’ha uccisa, la 45enne Silje Fismen stava ancora correndo la Sudtirol Ultra Skyrace che però era stata interrotta da più di mezz’ora proprio a causa delle avverse condizioni meteorologiche. Nessuno infatti era riuscito ad avvertire il suo gruppo che si trovava in una zona dove le comunicazioni erano ostacolate.
A cura di Antonio Palma
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Dopo l'incredulità e il dolore per una morta tanto improvvisa e inattesa quanto assurda, è il momento delle domande e dei perché della morte di Silje Fismen, l'atleta norvegese colpita e uccisa da un fulmine sabato pomeriggio durante la Sudtirol Ultra Skyrace, una gara estrema sulle montagne dell'Alto Adige lunga 121 chilometri. La 45enne di Tromso aveva già percorso circa novanta chilometri in val Sarentino quando, intorno alle 19.15, a poco più di 2.100 metri di altitudine, è stata colpita improvvisamente da un fulmine causato dal maltempo che non le ha lasciato scampo. In molti hanno chiesto perché la gara non fosse stata interrotta visto il maltempo che si era abbattuto in zona con sbalzo termico e conseguente elevato rischio di attività elettrica nell'atmosfera.

In realtà quando è avvenuto il fatto la Sudtirol Ultra Skyrace era stata interrotta già da circa mezz'ora dagli organizzatori proprio a causa delle avverse condizioni meteorologiche ma all'atleta norvegese la decisione non era stata ancora comunicata. È quanto emerge dalla ricostruzione dei fatti di quelle drammatiche ore quando i soccorritori hanno provato a rianimare la donna a lungo prima di doversi arrendere e dichiararne il decesso. A nulla è valso il tentativo di trasporto d'urgenza in ospedale con l’elisoccorso Pelikan. Quando il fulmine ha colpito la donna gli atleti che passavano ai posti di controllo erano stati fermati e condotti presso il rifugio Punta Cervina e presso il rifugio Kesselberg, ma il gruppo nel quale si trovava norvegese era in una zona isolata e non era stato ancora  raggiunto. Del resto in un percorso di oltre cento chilometri e per di più in alta montagna e in zona impervie  è facile immaginare le difficoltà di comunicazione. Gli stessi atleti che hanno assistito alla scena si sono dovuti allontanare per chiamare i soccorsi visto che in zona il cellulare non aveva campo.

"Già a mezzogiorno abbiamo mandato una squadra del soccorso alpino sul posto, ci aggiornavano ogni quindici minuti sulla situazione meteo" ha spiegato uno degli organizzatori, aggiungendo: "Va precisato che le condizioni meteo non erano ottimali, ma non prevedevano un fortunale di quella portata. Abbiamo fermato gli atleti quando sono apparse quelle nuvole. In casi come questi si controlla il gps presente sui pettorali per studiare le loro posizioni, si può mandare un sms: ma non tutti lo vedono in tempo reale. Purtroppo l’unica soluzione è fermarli quando arrivano alle baite". Considerazioni condivise dai tanti runner che si sono stretti attorno alle famiglie di Silje Fismen e parlano di tragica fatalità.

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