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Arezzo, gli amputano il pene per un tumore ma scopre di non essere malato: urologo e Usl denunciati

Era stato sottoposto a un intervento di rimozione del pene dopo aver ricevuto la diagnosi di un cancro, ma l’esame istologico aveva evidenziato l’assenza di cellule tumorali. L’uomo, oggi 68enne, ha denunciato il medico e la Usl di riferimento.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Era stato sottoposto a un intervento chirurgico per un tumore ma poi l'esame istologico aveva evidenziato l'assenza di cellule tumorali. Al momento dell'asportazione del pene, il paziente della Valtiberina umbra aveva 64 anni e oggi ne ha 68.

Dopo l'operazione, l'uomo è andato incontro a diverse problematiche per le quali ora chiede un risarcimento che potrebbe andare ben oltre i 100mila euro. 

Il paziente in questione era infatti affetto da una molto più banale malattia venerea curabile con qualche ciclo di antibiotici. Il 68enne ha citato il dottore che lo ha operato, nonché la Usl sud-est della Toscana con sede ad Arezzo.

La disavventura dell'uomo è iniziata nel 2018 quando, in seguito a una tumefazione dell'organo sessuale, ha deciso di rivolgersi al medico di famiglia che a sua volta ha consigliato una visita urologica. Il 12 ottobre dello stesso anno, l'allora 64enne si era sottoposto alla visita la cui diagnosi era stata quella di tumore.

In quell'occasione, il medico avrebbe consigliato un intervento da effettuare il prima possibile. Il 13 novembre, l'uomo si è sottoposto all'operazione chirurgica per una di glandectomia.

I medici portano a termine il tutto con successo e dispongono poi l'esame istologico. I risultati delle analisi fanno però esplodere la rabbia e la frustrazione del paziente: nei tessuti asportati non vi sono tracce di cellule tumorali.

Agli accertamenti seguono altri esami che però confermano quanto già rilevato. La diagnosi effettuata all'ospedale di Città di Castello, invece, è quella di infezione da sifilide.

Non uno scherzo, ma molto diverso da un tumore. Lo sfortunato paziente si è quindi rivolto agli avvocati Roberto e Gianmarco Bianchi di Città di Castello che hanno presentato in procura ad Arezzo la denuncia per lesioni gravissime.

La pm Laura Taddesi ha affidato una consulenza medico legale. I risultati sono contrastanti: secondo quanto rilevato, gli esiti dell'esame istologico hanno un margine di errore del 20% e le guide sanitarie in materia lasciano margini che non riguardano esattamente la colpa medica.

La pm, quindi, ha chiesto l'archiviazione. I difensori si sono opposti r alla fine, proprio lo scorso dicembre, si è tenuta l'udienza nell'aula del Gip Giulia Soldini. Sulla base delle stesse linee guida, si convince che la responsabilità colposa dell'urologo non si possa escludere e ordina quindi di formulare l'imputazione coatta.

Il 3 febbraio è arrivata la richiesta di rinvio a giudizio al prossimo 9 marzo. Il Gup dovrà decidere se mandare a processo l'autore della diagnosi e dell'operazione.

Secondo gli avvocati difensori, c'era la possibilità di un intervento molto meno radicale, una sorta di circoncisione, seguita da esame istologico.

I due legali hanno inoltre avviato anche la causa civile contro la Usl nella quale al solo danno biologico potrebbe sommarsi anche quello morale.

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