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Bullizzato in classe, 13enne per due anni non esce coi compagni: “Se smetti di respirare è meglio”

La storia di Stefano, 13 anni, bullizzato dai compagni in una scuola di Ancona: solo il mese scorso, dopo due anni, la dirigente scolastica è intervenuta per richiamare gli alunni ad un comportamento più maturo e responsabile.
A cura di Davide Falcioni
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Insulti, minacce, intimidazioni: è quello che è stato costretto a subire negli ultimi due anni dai suoi compagni di classe un adolescente di 13 anni di Arcevia, in provincia di Ancona. Una storia di bullismo come purtroppo molte altre aggravata dall'indifferenza dei genitori degli altri alunni, un'indifferenza denunciata dalla mamma della vittima: "Il primo anno mi dicevano che ero pazza, mi sono sentita completamente sola. I genitori si tiravano indietro e, quando si parlava di quello che succedeva in classe, si alzava un muro. Non si vuole affrontare la realtà in certi casi". A raccogliere lo sfogo della mamma rè stato Ancona Today. "Dopo tanto insistere – prosegue – qualcosa è scattato. La scuola ha fatto un gesto concreto, una lettera per richiamare i genitori all’educazione dei ragazzi. Ora le cose vanno un po’ meglio, ma temo che sia solo una calma apparente. Sul bullismo non può calare un velo. Non si possono mai spegnere i riflettori".

Stefano, nome di fantasia del figlio, ha iniziato a subire abusi in prima media. I primi mesi sono stati tranquilli, ma la situazione è peggiorata improvvisamente e quel ragazzino – seguito dagli insegnanti in un percorso pdp (piano didattico personalizzato) – ha iniziato a chiudersi sempre più su se stesso: "Non parlava quasi più e anche i voti a scuola andavano peggiorando", racconta la mamma. "Io gli chiedevo se c’era qualcosa che non andava e lui mi rispondeva che era ‘tutto a posto'. In realtà di ‘a posto' c’era ben poco". Non è stato semplice capire cosa fosse accaduto a quel bambino che, dall'essere uno dei migliori della classe, all'improvviso ha visto peggiorare anche il suo rendimento. Dopo aver insistito con pazienza e rispetto sua madre ha capito l'origine dei problemi: "Mi ha spiegato che c’era un ragazzino che lo insultava e lo bullizzava. Questo studente riprendeva tutta la classe con lo smartphone. Poi postava tutto su Instagram. Erano ripresi tutti i compagni, ma poi lui se la prendeva con Luca. Gli diceva frasi tipo ‘non ce la farai mai' a cui seguivano le risate di scherno e ancora altre chat fatte di insulti fra amichetti".

Una volta chiarito cosa subita Stefano, sua madre ha tempestivamente segnalato gli episodi di bullismo al coordinatore del plesso scolastico nella speranza che intervenisse. "In un primo momento non ci siamo sentiti ascoltati ma poi il bullo è stato ripreso e invitato a smettere immediatamente di pubblicare quelle cose sui social. Ha avuto anche un richiamo formale da parte dei professori". Anziché migliorare, però, la situazione da quel momento in poi è peggiorata. L'adolescente infatti ha coinvolto delle compagne di classe per colpire a parole Stefano in ogni modo". Non più video, quindi, ma offese sempre più pesanti. "Smetti di respirare" o "non hai capito che era meglio che non esistevi?", sono solo alcune delle fresi rivolte al bambino: "Ho visto mio figlio denigrato durante un progetto didattico online, lo insultavano senza pietà su Jitsi. Io sentivo tutto, è stato terribile. Ti senti impotente e non sai cosa fare per farti ascoltare".

Già, perché nonostante l'evidenza degli atti di bullismo la donna non è riuscita a farsi ascoltare: "I genitori delle due ragazzine bulle non ne volevano sapere. Avevano una loro versione della storia oppure semplicemente dicevano di non poter controllare quello che facevano le loro figlie in classe". Una svolta che riaccende la speranza per Stefano e la sua famiglia è avvenuta il mese scorso: "La dirigente – racconta la mamma di Stefano – ha inviato una lettera a tutti i genitori della classe di mio figlio richiamando gli alunni ad un comportamento più maturo e responsabile". Servirà? Lo vedremo nelle prossime settimane.

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