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L'omicidio di Alice Neri a Modena

Alice Neri, il dna trovato sulla tanica per incendiare l’auto è compatibile con quello di Gaaloul

Svolta vicina nelle indagini legate alla morte di Alice Neri: il dna trovato sul manico del contenitore di olio esausto utilizzato secondo gli inquirenti per dare fuoco alla vettura con il corpo della giovane mamma carbonizzata nelle campagne di Concordia, sarebbe compatibile con quello di Mohamed Gaaloul.
A cura di Ida Artiaco
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Alice Neri e Mohamed Gaaloul.
Alice Neri e Mohamed Gaaloul.
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Svolta vicina nelle indagini legate alla morte di Alice Neri, mamma poco più che trentenne trovata carbonizzata nella sua auto nelle campagne di Concordia, nel Modenese, lo scorso novembre? La risposta è affermativa, perché sul manico del contenitore di liquido infiammabile utilizzato secondo gli inquirenti per dare fuoco alla vettura con il corpo della giovane ci sarebbe il dna di Mohamed Gaaloul.

Si stringe sempre di più, dunque, il cerchio intorno al 29enne, che resta ancora il principale sospettato per la morte della donna e attualmente in carcere con l'accusa di omicidio e distruzione del cadavere dallo scorso dicembre, quando è stato fermato in Francia. L'esame è stato effettuato tre volte dai carabinieri del Ris e lascerebbe poco spazio ai dubbi.

La tanica di liquido infiammabile era stata ritrovata nei pressi di una roulotte utilizzata come ripostiglio a pochi metri dal luogo del delitto, che Gaaloul pare conoscesse molto bene secondo l'accusa. Inoltre il suo dna misto a quello di Alice è stato rinvenuto anche su una sigaretta elettronica repertata sempre a Fossa di Concordia, indicando che che l’uomo è giunto presumibilmente in quel luogo con la vittima.

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Non solo. Nel borsello di Gaaloul sono state rinvenute tracce di cocaina, la stessa sostanza rinvenuta nei primi esami tossicologici sui resti di Alice, mentre hanno dato esito negativo quelli effettuati successivamente sui capelli presi da una spazzola a casa della vittima. Mentre apparterrebbe ad un carabiniere uno di due dna maschili trovati sul frammento del reggiseno della donna rinvenuto sempre nel luogo del ritrovamento del cadavere e sarebbe di un agricoltore della zona quella trovata su un fazzoletto.

"Ci sono numerosi elementi che sono in corso di valutazione e – prima di tutto – quanto del dna rivenuto sia sovrapponibile con quello del mio assistito: le tracce infatti sono molto degradate. Sono probabilmente miste e dunque riferibili a soggetti diversi e questo cambia radicalmente gli esiti dell’esame. Credo che in una vicenda così grave la comunicazione di notizie affrettate e non circostanziate altro non faccia che alzare una cortina di fumo. Chiediamoci anche di chi possa essere il secondo dna sul reggiseno della signora Alice Neri", è stato il commento del difensore di Gaaloul, Roberto Ghini.

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Per l'avvocato che assiste la famiglia di Alice Neri, Cosimo Zaccaria, il dna trovato sulla tanica dell'olio e compatibile con quello del principale sospettato è un "elemento schiacciante. Del tutto priva di fondamento la notizia di tre tracce di dna di tre uomini diversi sul suo reggiseno. In realtà vi erano due tracce di uomini, uno dei quali degli investigatori che hanno repertato il pezzo, appunto, l’altro forse riconducibile ad altro uomo. Anche in questo caso si è assistito ad una vittimizzazione secondaria di Alice, uccisa prima in modo barbaro, poi trafitta con le parole, oltretutto non rispondenti al vero. Qualcuno le deve delle scuse".

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