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Alex Pompa uccise il padre violento, per i giudici è omicidio, la mamma: “Senza di lui non sarei qui”

Per i giudici della Corte di assise d’appello di Torino non è legittima difesa ma hanno inviato gli atti alla Corte costituzionale per stabilire la pena. La mamma di Alex Pompa: “Se non fosse stato per lui io non sarei viva”
A cura di Antonio Palma
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Il caso di Alex Pompa, il ragazzo a processo per aver ucciso il padre in casa a Collegno, nel Torinese, dopo l'ennesima lite dell’uomo con la madre, finisce ora davanti alla Corte Costituzionale. Nel Processo di secondo grado, infatti, i giudici della Corte di assise d'appello di Torino hanno sollevato una questione di legittimità della norma per stabilire l’esatta pena da infliggere al 22enne.

Per il giovane, che era stato assolto in primo grado, però non è affatto una buona notizia perché nell'ordinanza di invio degli atti alla Consulta i giudici di Appello hanno scritto nero su bianco che si tratta di omicida volontario e non legittima difesa né eccesso colposo di difesa come invece ha sempre sostenuto la difesa di Alex Pompa.

Alex Pompa insieme all'avvocato Claudio Strata, la madre Maria e il fratello Loris
Alex Pompa insieme all'avvocato Claudio Strata, la madre Maria e il fratello Loris

"È chiaro che Alex sarà condannato. Ora il processo è sospeso, ma l'ordinanza afferma chiaramente che non è un caso di legittima difesa e, quindi, la sentenza sarà di colpevolezza“ ha confermato infatti l’avvocato Claudio Strata, difensore del 22enne dopo la decisione dei giudici. L’avvocato comunque è già pronto a ricorrere in Cassazione quando arriverà la decisione dei giudici costituzionali. “Sono molto amareggiato. Alex non è un assassino e questo non è un omicidio" ha aggiunto il legale.

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La decisione dei giudici della Corte di assise d'appello di Torino è arrivata ieri pomeriggio dopo una lunga camera di consiglio. Dall'ordinanza emerge che per l Corte no si è trattato di legittima difesa ma i giudici si so privati in difficoltà nel stabilire la pena. Per questo hanno sollevato una questione di legittimità della norma introdotta dal cosiddetto ‘Codice Rosso', che nei casi di omicidio aggravato dal vincolo di parentela vieta di dichiarare la prevalenza di alcune attenuanti tra cui, in questo caso, quello della provocazione, e quindi di giungere a una pena più bassa. Solo dopo la decisione della Consulta, il collegio potrà stabilire quanti anni dovrà scontare il 24enne per il quale l’accusa ha chiesto 14 anni di carcere.

Una richiesta fortemente contestata dalla mamma che lo ha sempre difeso e dopo la sentenza ha dichiarato: "Alex non è un assassino. Basta guardarlo negli occhi per capirlo. Se non fosse stato per lui io non sarei viva, non sarei qui. Sì, forse è questo che non sono riuscita a far capire alla corte".

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