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Agrigento, migranti sfruttati nelle campagne a 3 euro l’ora: donna ha abortito per la fatica

A capo dell’organizzazione c’erano due donne, entrambe originarie della Repubblica Slovacca, che, con l’aiuto di due italiani, reclutavano nell’Est Europa i braccianti per sfruttarli nelle campagne di Agrigento dove venivano controllati a vista. L’organizzazione criminale smantellata dai carabinieri con 8 arresti.
A cura di Antonio Palma
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Stipati all'inverosimile all’interno di furgoni malmessi e portati nei campi agricoli dove erano costretti a lavorare anche per 13-14 ore continuate al giorno, sia sotto il caldo torrido sia con la pioggia battente, con una paga da fame che non andava oltre le 3 euro l'ora. È quanto sono stati costretti a subire oltre un centinaio di migranti, in gran parte dell'est Europa, finiti nelle mani di un'organizzazione criminale che faceva arrivare in Sicilia uomini e donne per sfruttarli nelle campagne dell'Isola come braccianti a poco prezzo. Una lavoro completamente in nero, sottopagato e sfiancante che a una delle vittime è costato anche un aborto a causa della fatica. A portare alla luce il traffico di uomini e lo sfruttamento nei campi è stata una inchiesta condotta dai carabinieri di Agrigento che oggi hanno eseguito 8 fermi nei confronti di altrettante persone ritenere componenti dell'organizzazione criminale. Tutti devono rispondere dei reati di associazione per delinquere, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.

Secondo gli inquirenti, a capo dell'organizzazione c'erano due donne, entrambe originarie della Repubblica Slovacca, che, con l'aiuto di due italiani, reclutavano nell'Est Europa i braccianti. Il meccanismo era sempre lo stesso. Gli arrivi avvenivano  con visto turistico ma una volta in Italia tutti venivano sfruttati come braccianti nelle campagne dell’Agrigentino. Nell'ambito dell'inchiesta, chiamata "Ponos" e coordinata dal procuratore capo Luigi Patronaggio e dal sostituto Gloria Andreoli, sono stati scoperti oltre 100 lavoratori impiegati senza il rispetto della normativa sulla sicurezza e sotto il costante controllo e la minaccia di sorveglianti.

Terribili le condizioni di lavoro descritte dagli inquirenti. "Iniziavano alle 3 di notte e proseguivano fino alle 17 ed oltre. Le paghe erano di circa 30 euro, ma i lavoratori dovevano pagare anche i mezzi di trasporto e gli alloggi per dormire procurati dalla stessa organizzazione" ha rivelato Patronaggio raccontando che "Il lavoro avveniva sempre sotto il rigido controllo di guardiani" e che "Una donna ha abortito durante le fatiche nei campi". "La nuova normativa sul caporalato non ha dato i risultati che il governo e il parlamento si aspettavano. I motivi? L’omertà in primo luogo, le organizzazioni criminali lucrano sul lavoro nero e chi gestisce questi giri ha la consapevolezza di non andare incontro a denunce ed esposti" ha sottolineato Patronaggio.

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