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“300 battiti al minuto”, ma ora Ariel torna a vivere. La storia del suo “nuovo cuore”

A soli 40 giorni di vita, Ariel ha manifestato un grave problema cardiaco che d’improvviso le accelerava le frequenze del cuore anche a 300 battiti al minuto. A maggio ha deciso di operarsi e ora può tornare a vivere come una ragazzina normale. “Oggi Ariel è ‘mentalmente’ guarita” dice il suo papà.
A cura di Biagio Chiariello
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Tachicardia parossistica sopraventricola (tpsv). Questo il nome della patologia che affliggeva Ariel, una ragazzina di Sanremo. Ora ha 15 anni ma solo da poco ha iniziato a correre, ad andare in palestra, a mangiare un pezzo di cioccolato senza paura.  Fino alla scorsa primavera, infatti, la teenager soffriva del  grave problema cardiaco che d’improvviso le faceva battere il cuore all’impazzata. Fino a 300 battiti al minuto. A maggio la decisione di operarsi. A raccontare la sua storia a Riviera24 è padre, Alessandro Condò: “Oggi Ariel è ‘mentalmente’ guarita, il rischio di una recidiva c’è sempre, ma il margine si è ridotto. Nell’ultimo anno siamo arrivati a contare una crisi al mese. Ogni trenta giorni eravamo in pronto soccorso per fare un trattamento di adenosina e bloccare la crisi. In ospedale Ariel ha passato compleanni e festività e a un certo punto lei stessa ha detto basta”.

Il coraggio di sottoporsi all’intervento Ariel l’ha tirato fuori dal desiderio di vivere come ogni altra ragazza della sua età, anche se, sottolinea papà Alessandro, “è stata molto fortunata. La sua patologia le ha permesso di condurre una vita abbastanza normale, seppur con mille accorgimenti, quali no alle corse, no all’educazione fisica, no ad alimenti eccitanti e soprattutto il seguire meticolosemente la cura farmacologica giornaliera consistente in tre iniezioni con una siringa senza ago. Le difficoltà maggiori le abbiamo vissute quando era piccola". Ariel ha infatti iniziato ad avere i primi problemi cardiaci quando aveva appena 40 giorni di vita. Saltava le poppate, non faceva la pipì e sudava freddo. "Il pediatra non ci è stato d’aiuto, soltanto quando ci siamo rivolti al pronto soccorso, dopo ore di esami e discussioni, abbiamo scoperto che il suo cuore aveva delle frequenze altissime”.

I genitori di Ariel ammettono di aver avuto sempre paura, “avevamo una neonata che in qualunque momento poteva avere un attacco. Ci siamo così rivolti al Gaslini dove abbiamo incontrato un personale ospedaliero fantastico. Ci hanno dato tutte le istruzioni possibili, insegnandoci a usare il fonendoscopio e altri strumenti, e specialmente rassicurandoci. Il supporto non ci è mai mancato, anche grazie ai Piccoli Cuori”, una onlus che si occupa di aiutare le famiglie ad affrontare in modo consapevole il percorso di cura e di crescita dei bambini con cardiopatie congenite o acquisite.

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