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Attacco New York, arriva la rivendicazione dell’Isis: “È stato un nostro soldato”

L’Isis ha rivendicato l’attacco di New York di martedì scorso costato la vita a otto persone. Il comunicato riportato dal giornale Al-Naba: “L’aggressore è un soldato del Califfato”.
A cura di Susanna Picone
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 “Uno dei soldati dello Stato Islamico in America ha attaccato martedì dei crociati in una strada di New York, vicino al monumento dedicato a quanti persero la vita nell’incursione dell’11 settembre”: con queste parole, attraverso un comunicato sul giornale al-Naba, l’Isis ha rivendicato l’attentato del 31 ottobre sulla pista ciclabile di Manhattan, in cui sono morte otto persone e altre dodici sono rimaste ferite. “È un soldato del califfato”, così parlando del responsabile dell’attentato che con un furgone si è lanciato sulla folla. Nel comunicato apparso sul giornale al-Naba non sarebbe stato fatto però il nome dell’uomo finito in manette, il 29enne uzbeco Sayfullo Saipov. Da parte sua l’uzbeco, subito dopo l’arresto, ha detto alle autorità di aver agito in nome dello Stato Islamico e che a ispirarlo sarebbero stati i video online dell’Isis. Nel furgone che ha usato per l’attacco sono state trovate alcune note scritte a mano che facevano riferimento all’Isis, inoltre l’uomo avrebbe anche chiesto alle forze dell’ordine che nella sua stanza d’ospedale venisse appesa una bandiera del Califfato. Una richiesta – quella di avere la bandiera dell’Isis – commentata direttamente dal presidente americano Donald Trump che, dopo aver chiesto una legge sull’immigrazione più severa, ha detto che Saipov “merita la pena di morte”.

Per Trump il terrorista di New York merita la pena di morte

“Il terrorista di New York era felice quando ha chiesto di appendere la bandiera dell'Isis nella sua stanza di ospedale. Ha ucciso 8 persone e ne ha ferito gravemente 12. Dovrebbe essere condannato a morte!”, ha twittato Trump. Intanto proseguono le indagini sull'attentato compiuto da Saipov per accertare eventuali complicità, anche se finora lui resta l'unico sospettato anche dopo l'interrogatorio di un altro cittadino uzbeco, il trentaduenne Mukhammadzoir Kadirov, inizialmente ricercato perché irreperibile.

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