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Attacco epilettico: evacuata donna incinta dalla Alan Kurdi, da 8 giorni in attesa di un porto

Una donna nigeriana di 23 anni ha avuto un attacco epilettico a bordo della nave Alan Kurdi, da otto giorni in attesa del via libera allo sbarco di 62 naufraghi salvati al largo della Libia.
A cura di Davide Falcioni
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Osumah, una donna nigeriana di 23 anni, è stata evacuata ieri sera dalla nave Alan Kurdi della Ong tedesca Sea Eya che otto giorni fa ha tratto in salvo 64 migranti al largo della costa libica. La giovane donna – stremata dalla fatica del viaggio e incinta di un figlio – come riporta Repubblica ieri ha avuto una grave crisi epilettica, e il comandante dell'imbarcazione ha chiesto alle autorità de La Valletta il suo immediato trasferimento in un ospedale. La ventitreenne è stata subito via in barella a bordo di una motovedetta maltese mentre suo marito è stato costretto a rimanere a bordo. Si tratta della seconda evacuazione medica in due giorni, mentre si attende che le autorità europee stabiliscano un porto di attracco per la Alan Kurdi e per i 62 naufraghi che si trovano ancora a bordo.

Werner Czerwinski, il capitano della nave dell'Ong tedesca, ha dichiarato di avere ormai non poche difficoltà a gestire la situazione: i 62 naufraghi, infatti, sono stati salvati ormai otto giorni fa e da allora sono costretti a condividere spazi angusti, tra problemi di salute e condizioni igienico sanitarie sempre più difficili: "Le persone vengono da me e mi chiedono quanto tempo dovranno restare a bordo e perché ci vuole così tanto tempo. Hanno davvero paura della prossima fase di maltempo. Molti di loro hanno avuto il mal di mare e si sono ripresi solo lentamente. Hanno visto che due donne sono crollate e hanno dovuto essere evacuate. Questa non è una condizione adeguata per persone che hanno vissuto esperienze così terribili e non è una condizione adeguata nemmeno per il mio equipaggio".

Per questi l'Ong Sea Eye è tornata a lanciare un appello affinché alla Alan Kurdi venga subito indicato un porto sicuro di attracco, dopo il rifiuto di accoglierli dell'Italia e di Malta e l'insostenibile situazione interna libica. Le trattative per la redistribuzione sono state affidate alla Commissione Europea, ma stanno andando molto a rilento. "La Commissione – informa la Ong – non ha ancora ottenuto risultati concreti. Dobbiamo porre fine a tutto ciò. Non è possibile che una persona dopo l'altra debba star male per potere finalmente lasciare la nave".

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